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Commento di Luigi: Game of Thrones 8×05 Fuori Come Una Campana

Game of Thrones 8x05

L’episodio inizia con una Daenerys sfatta e pensierosa. Non si fa una doccia da giorni e beve solo FitVia in vista dell’estate, come una vera influencer. Incapace di pettinarsi, perché prima lo faceva Missandei, controlla i suoi follower in discesa libera su Instagram e realizza di essere la nuova Sara Affi Fella.

Varys, maestro dell’inganno e dei sotterfugi, svela il suo piano di tradire Daenerys sia a Jon Snow che a Tyrion che, nonostante tutto, sono ancora Team Daenerys. Siamo abbastanza sicuri che Varys lo abbia anche scritto su Facebook. Ditocorto si sta rivoltando nella tomba. Varys vorrebbe avvelenare Daenerys, ma è impossibile avvicinarsi alla sua riserva FitVia. Così, scoperto (chissà come), Daenerys lo condanna a morte. R.I.P. Varys, insegna agli angeli ad essere svegli per sei stagioni, per poi mandare tutto in fumo (pun intended).

Dopo aver visto un tutorial sul trucco di Giulia DeLellis su YouTube, Daenerys si rimette in sesto. Ha perso tutto, ma ha ancora le chiappe rotonde di Jon. E invece no. Jon non si immola per la patria. Non glielo dà. E questa è la vera goccia che fa trabbocare il vaso dello sbrocco. Non Missandei. Non Rhaegal. A decretare il destino di Approdo del Re è il membro di Jon Snow.

Daenerys ordina nuovi immacolati e nuovi dothraki su Amazon Prime e parte per Approdo del Re. Improvvisamente, Drogon diventa un Super Sayan di quarto livello e schiva ogni singolo colpo. Roba che Rhaegal l’hanno fatto fuori in tre secondi scarsi con svariati colpi, mentre Drogon ne esce tranquillamente illeso. Dany brucia tutta la flotta di Euron, fa una strage della Compagnia Dorata, utile come degli asciugatori di scogli.

Cersei continua a fare ciò che fa dall’episodio 8×01: si gode lo spettacolo dal balcone in 4k. In più, viene anche pagata 1,3 milioni di dollari ad episodio. Chi sta meglio di lei? Nessuno.

Ecco che suonano le campane. Il segno di resa. Daenerys ha le AirPods con Bruci La Città di Irene Grandi a tutto volume, una canzone un po’ motivational. All’improvviso, vedendo il numero di follower che cala, sbrocca, uno sbrocco così potente che neanche Antonio Zequila contro Pappalardo. Decide di non avere pietà e di fermare il decreasing dei follower… uccidendoli. Brucia Approdo del Re. Drogon, in modalità, Mo ce ripigliamm tutt qell che è nuost, ha un’ammirabile capacità di produrre fiamme senza soluzione di continuità.

Cersei guarda la scena e visto che l’ottimismo è il profumo della vita, lei continua a crederci. “Possiamo ancora vincere!” afferma, come una Stelena dopo la quarta stagione di The Vampire Diaries.

Ma per ogni Stelena esiste una 4×23. E per ogni Cersei esiste un’irrimediabile sconfitta. Otto stagioni, otto stagioni di personaggi che vogliono ucciderla, otto stagioni a dire sarà Arya, sarà Daenerys, sarà Jon, sarà Jaime… e invece ve la prendete lì dove non batte il sole, perché è stato un mattone.

Pagata 1,3 milioni ad episodio per bere vino ed affacciarsi ad un balcone. Morta da semi-martire tra le braccia dell’amore della sua vita mentre la sua arci-nemica Daenerys Affi Fella continua a perdere follower su Instagram (anche perché li sta bruciando). Direi che meglio di Cersei, nessuno.

Jon, presente e utile come Mark Caltagirone nell’episodio, capisce che forse è arrivato il momento di mettere “single” su Facebook. Ma come farlo, senza che Daenerys lo bruci vivo? Cerca su Google “come liberarsi da una ex psicopatica” mentre esce dalle mura di Approdo del Re.

Arya, che ha più vite di Meredith Grey e più traumi cerebrali di un paziente di Meredith Grey, sopravvive all’episodio.

ELUCUBRAZIONI

La parte comica del commento è necessariamente breve per due motivazioni:

– Perché ho bisogno di spazio per spiegare, finalmente, il mio punto di vista.

– Perché non ho avuto molta voglia di ridere vedendo questo episodio.

Andiamo per gradi:

Episodio tecnicamente meraviglioso. Ci sono delle sequenze bellissime, merito del bravissimo Sapochnik, il regista più talentuoso della serie. Visivamente è uno spettacolo per gli occhi. Anche tematicamente e a livello di concept è un episodio molto forte, pensiamo al parallelo tra lo scontro tra il Mastino e suo fratello (scena meravigliosa) e il percorso di Arya in un Approdo del Re distrutta dalle fiamme.

Questo è sembrato un survival horror. Daenerys si vede poco, colei che dovrebbe essere la protagonista dell’episodio… è un’ombra inquieta. Noi viviamo l’ansia e il massacro negli occhi dei civili, dei soldati, di Arya. Una decisione bellissima sul piano stilistico, la scelta di rendere le vittime il vero point of view.

Daenerys – The Mad Queen

Non c’è cosa più bella di vedere un personaggio positivo trasformato in un villain. Se la cosa è fatta bene, ovviamente.

Molti diranno che ci sono stati dei segnali per il percorso da Mad Queen di Daenerys. Io posso dire che concordo. Ma non è stato abbastanza. Non per quello che è successo, non per come il personaggio è stato scritto nel corso delle stagioni. Daenerys ha avuto dei momenti borderline, concordiamo tutti su questo. Ma non ha mai lasciato intendere che avrebbe ucciso degli innocenti. Lei era la breaker of chains ed è diventata una tiranna psicopatica nel giro di venti minuti.

“Lo era già”.

No, non è vero. Daenerys ha sempre ambito al trono, ha sempre avuto un modo di fare altezzoso e da leader, ha anche fatto molti sbagli. Ma mai, e dico mai, la serie ha lasciato intendere – seriamente, tralasciando i mega discorsi da I WILL TAKE WHAT’S MINE WITH FIRE AND BLOOD – che avrebbe ucciso persone innocenti. Non è la Daenerys che la serie ha scritto.

E non c’entrano niente i Tarly (decisione che io, su motivi di guerra, riesco a comprendere). Non c’entra niente la freddezza nella morte di un fratello violento e malvagio. Sono espedienti troppo poveri per giustificare un completo cambio di rotta.

Sarebbe stato un percorso incredibilmente affascinante, se fosse stato davvero costruito. Vi faccio un esempio molto semplice: quello di Dark Willow nella sesta stagione di Buffy.

Willow era un personaggio molto positivo. A partire dalla fine della quinta stagione, andando avanti per tutto il percorso della sesta, in quelli che sono stati almeno 20-21 episodi di storyline, abbraccia la sua oscurità a causa della perdita. Ed ha perfettamente senso, perché la scrittura ha giustificato un tale cambio di rotta graudale.

E allora la colpa è dei pochi episodi? Possibile. Probabile. Forse è proprio così.

Character development, duh?

Che cosa a successo a questi personaggi? Che cosa è successo a Varys, tanto furbo nelle prime stagioni, quanto stupido in questi ultimi episodi. Varys, il vero Varys, non si sarebbe mai lasciato prendere. Non ne avrebbe mai parlato con Tyrion. Non ne avrebbe mai parlato con Jon.

Che cosa è successo a Tyrion? L’uomo più intelligente di Westeros, che prende le decisioni più stupide e insensate della serie, una dopo l’altra?

Che cosa è successo a Jon? Immobile e passivo rispetto agli eventi, incapace di prendere una sua direzione.

E parliamo della morte di Cersei: la serie ha costruito il personaggio (in modo meraviglioso) per essere odiato, per poter dare al pubblico una ricompensa, una morte guadagnata (un po’ nello stile di Joffrey, se vogliamo). Invece no, ne esce da martire, tra le braccia del suo amore. La morte più dolce di Game of Thrones regalata ad uno dei personaggi più vili.

Ed è un momento meraviglioso, badate bene, ma annulla tutto quel percorso che ci ha portati fino a qui.  Jamie e Cersei che muoiono insieme è poesia. Ma meritavano davvero questa poesia?

La serie ci vuole insegnare che le scelte umane portano spesso al fallimento? Che non si può crescere? Che torniamo sempre al punto di partenza perché siamo imperfetti? O non ci vuole insegnare nulla ed è solo caos?

Sbagliare con un penultimo episodio è complicato, perché difficilmente si torna indietro.

Questi sbagli non tolgono a Game of Thrones l’incredibile valore che ha. Perché su più livelli resta una serie incredibile, mastodontica, di una qualità che altri show possono solo sognare. Sicuramente un turning point per la televisione.

Sorvoliamo sugli errori grossolani: la Compagnia Dorata, il fatto che gli Immacolati e i Dothraki siano sempre di meno… e poi sempre di più, le incongruenze geografiche e temporali. Ora non importano.

Per il resto? C’è un po’ di amarezza, quello sì.

Citando Emilia Clarke, che mi è sembrata delusa quanto noi, resta questo: l’amaro in bocca.

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