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Hill House – La recensione in anteprima della nuova serie horror Netflix

Hill House

Basata sul romanzo del 1959, L’Incubo di Hill House di Shirley Jackson, Hill House è la nuova serie tv Netflix di genere supernatural-horror. La storia era già stata adattata due volte con The Haunting del 1963 e Haunting – Presenze del 1999. Ma questa versione assume dei toni inediti, pur restando fedele alle tematiche principali.

Mike Flanagan (Il Gioco di Gerald) ha diretto tutti e dieci gli episodi della prima stagione. Dieci episodi che costruiscono un incredibile filone narrativo, fatto di introspezione, la giusta quantità di jump scare e un gruppo di personaggi che segui con interesse.

La storia è quella della famiglia Crane, composta dai due genitori Hugh e Olivia e dai figli Steven, Theodora, Luke e Shirley. La famigliola felice si trasferisce ad Hill House, un’incredibile magione che nasconde segreti e… presenze. La storyline si muove su due diverse linee temporali: presente e passato. Nel presente i fratelli Crane, ormai cresciuti, tentano di sopravvivere e di andare avanti con le loro vite, dopo essere stati irrimediabilmente toccati da ciò che è successo ad Hill House. Nel passato vediamo lo svolgersi degli eventi che hanno portato i Crane ad essere persone fragili, “rotte”, cambiate per sempre.

In questo la serie adotta la tecnica degli episodi character-centric o “theme-centric”, ogni capitolo ha uno dei personaggi al centro della scena o una forte tematica da raccontare, che narra gli eventi del passato che hanno poi risonanza anche nel futuro. I personaggi sono ben scritti, ben delineati e i rapporti interpersonali tra i Crane sono una delle parti più interessanti dello show. Una serie che mette al centro i personaggi (finalmente) e che fa dell’elemento horror solo una cornice.

Hill House

Senza voler fare spoiler, perché la serie va goduta, ci sono molti twist. In particolare uno – circa a metà stagione – che vi farà ricredere sulla natura generale dello show. L’importanza di non essere prevedibile è un elemento di forza di Hill House. Non è una serie banale, non è un tipico horror, ha una sua psicologia.

E fa paura. È un qualcosa che si dà per scontato e non lo è. Oltre i classici jump scare, ci sono dei forti elementi che giocano con la psicologia e con le fobie umane. Qui non si parla solo di fantasmi nel senso letterale del termine, ma anche di fantasmi personali: della necessità di andare avanti, di ricordare chi abbiamo perso e di accettarlo.

Il cast corale è forte, con Carla Cugino che spicca nel ruolo della Signora Crane. Questi sono personaggi fragili, che hanno subito un trauma e che hanno bisogno di guarire.

Un altro elemento forte della serie è la costruzione della tensione: ogni episodio costituisce un tassello per il puzzle, la tensione e l’ansia crescono di capitolo in capitolo fino ad un esplosione finale. La serie non fa sconti, neanche ai personaggi che sembrano centrali e questo – nell’era in cui Game of Thrones e Grey’s Anatomy uccidono i loro protagonisti – è un passo necessario.

Hill House è una serie che funziona sotto più punti di vista: nell’innestare nello spettatore un senso di inquietudine, nel creare empatia con i personaggi e nel farti venir voglia di dormire con la luce accesa.

Voto: 8,5

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