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I Am Not Okay With This: la recensione della nuova serie Netflix

Debutta I Am Not Okay With This, la nuova serie Netflix con Sophia Lillis

Cosa succede quando prendi Stranger Things, lo metti in un calderone insieme a The End of the F—ing World, un film di John Hughes, una playlist indie di Spotify e un feed perfetto di Instagram? Ottieni I Am Not Okay With This, la nuova serie Netflix con Sophia Lillis.

La serie, basata su una graphic novel di Charles Forsman (sempre da The End of the F—ing World), è narrata dal punto di vista di Sydney, un’adolescente che reprime la sua rabbia nei confronti del mondo. Sydney sopporta in silenzio e la rabbia e la frustrazione si accumulano, diventando una vera e propria fonte di energia. Ma quando Sid rilascia quella rabbia, quando il silenzio diventa rumore, allora iniziano i guai.

Così I Am Not Okay With This, da moderno racconto in stile John Hughes si trasforma in qualcosa di più. Carrie di Stephen King che incontra The Breakfast Club. Tra l’altro, c’è un episodio che è un chiaro omaggio al film degli anni ’80 con Molly Ringwald e Judd Nelson. Nella serie l’adolescenza viene raccontata attraverso la rabbia e l’ingiustizia. Ma anche attraverso la paura e il risentimento. Sono sentimenti non sempre positivi, eppure lo show cerca di narrare2 qualcosa di profondo, non è un teen drama, non è una teen comedy, è l’adolescenza nella sua forma più critica.

I Am Not Okay With This Netflix

Ci sono le prime volte. C’è il primo amore, c’è la prima delusione, ci sono le incomprensioni con i genitori, c’è tutto ciò che ci sarebbe in una serie adolescenziale. Ma le reazioni e le conseguenze sono gestite in una trama dalle tinte sovrannaturali. Un po’ la teen angst della terza stagione di Stranger Things, ma moltiplicata per mille.

L’adolescenza è forse uno dei periodi più difficili per l’essere umano e affrontarla con la rabbia (e con dei poteri) può avere delle conseguenze catastrofiche.

Sophia Lillis, che già abbiamo apprezzato in IT e IT CAPITOLO DUE, è perfetta per la parte e sempre dal mondo di IT sorprende Wyatt Oleff, nel ruolo di Stanley, un ragazzo che sembra uscito da un’altra epoca… e da un altro universo. I due sono maturati così tanto che le loro performance sembrano quasi adulte. Lo show aveva tutto gli strumenti giusti per funzionare e li ha usati in maniera intelligente.

Un po’ John Hughes, un po’ Fratelli Duffer, un po’ Stephen King, I Am Not Okay With This ha una premessa molto interessante, che si sviluppa nel corso degli episodi in maniera equilibrata. Lo show offre un nuovo punto di vista sull’adolescenza e usa il twist principale in modo che sia organico con ciò che vediamo. Sicuramente è una serie che farà discutere.

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