Le migliori serie Netflix – LA CLASSIFICA

Categorie: Netflix, News

Vi svelo i Netflix Originals che più mi piacciono in ordine di preferenza.



Netflix ha un catalogo incredibile e ci offre sempre di più serie originali valide e di cui mi innamoro. Tra tutte, 9 sono quelle che mi hanno colpito di più, andiamo a vedere la classifica:

9. Love



Creato da Jupp Apatow, Paul Rust e Lesley Arfin, vede nel cast lo stesso Paul Rust (che avevo già apprezzato in qualche film e comedy) e una fantastica Gillian Jacobs.

La premessa in realtà è molto semplice: si tratta di uno sguardo all’inizio di una storia d’amore, all’inizio del “dating,” del frequentarsi. I primi messaggi, come mandare i messaggi, la gara “a chi importa di più”, la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, l’ossessione su una frase detta o non detta, le cose giuste da fare o non fare.



Love è una romantic comedy a cui non importa di avere un lieto file e di mandare la ballad nei titoli di coda. Si tratta di uno show dove il buonismo e lo zucchero è praticamente inesistente. Una serie che fa dei due protagonisti, e del dualismo che li riguarda, il suo punto di forza e che ha uno script veramente piacevole. La consiglio a tutti coloro che cercano qualcosa di leggero ma anche di profondo, che amano e odiano l”amore, che sono sia Mickey che Gus.

8. Jessica Jones

Ho amato la prima stagione di questo gioiellino. Un tv show di genere comics che però è totalmente diverso dallo stereotipo di eroina o di eroe in generale. Complice un villain molto carismatico (Killgrave), la prima stagione di Jessica Jones è stato un’avventura incredibile, che ho binge-watchato con sorpresa.

Non vedo l’ora di averne di più.

CONTINUA A PAGINA 2 (in basso)

7. Daredevil

La serie si è conquistata un posto speciale nel mio cuore con la seconda stagione.

Le scene di lotta, insieme a quelle di Banshee, sono tra le migliori nel panorama seriale, egregiamente coreografate, mentre il nostro protagonista combatte… senti il fiatone tu. Ditemi che non vi è successo!

La scena delle scale e del corridoio è stata una degna figlia della famosa Hallway Scene della season 1.

Una stagione 2 più umana, più dedita nell’esplorare la psicologia e le caratterizzazioni dei suoi personaggi, Frank è stato un punto alto così come la voglia di esplorare di più anche il lato romantico della storia. Per quanto i cliffhanger e l’evoluzione delle storyline, abbiamo un ritmo più forte della stagione 1, serrato, da binge-watching. Mischiando elementi che l’hanno reso forte durante la prima stagione e aggiungendone di nuovi che hanno reso la season 2 ancora più bella, Daredevil è davvero su un nuovo livello.

6. House Of Cards

Non c’è molto da dire su House of Cards, il fatto che sia un capolavoro è sotto gli occhi di tutti. Kevin Spacey e Robin Wright sono da emmy in ogni singola scena e le storyline, seppur con qualche inciampo in alcuni episodi, sono sempre molto interessanti.

CONTINUA A PAGINA 3

5. Orange Is The New Black

La quarta stagione di Orange is the New Black ha completamente superato le mie aspettative, tanto da farmi perdonare la stagione 3, che non è stata la mia preferita.

Soprattutto verso il finale, lo show mi ha ricordato il motivo per il quale mi ero appassionato come prima cosa. Con performance eccezionali e la scrittura che è tornata ad alti livelli, OITNB merita sicuramente un posto alto in questa classifica.

4. The OA

Si tratta di una new entry, ma mi ha talmente catturato in positivo che non poteva non essere in questa classifica.

La storia è sul filo del rasoio tra realtà e immaginazione: ci sono più volte durante la visione dello show in cui mi sono chiesto, ed è stato frustrante ma anche eccitante, se quello che stavo guardando fosse reale anche nel contesto della storia. Ciò che sto guardando è vero o è una bugia che mi viene raccontata?L’incredulità fa parte anche del percorso di alcuni dei personaggi protagonisti, ed è questo il bello.

Narrativamente parlando, la storia è assolutamente affascinante: un episodio tira l’altro ed è davvero difficile staccarsi perché vuoi sapere come va avanti.

Non è convenzionale neanche nella scansione del minutaggio: il sesto episodio dura 30 minuti, tutti gli altri molto di più. Ma c’è di nuovo un valido motivo per tutto questo.

La mitologia della serie è così ricca che la storia potrebbe durare anche di più, infatti spero e confido in una nuova stagione. Ma anche se non dovesse esserci sarei soddisfatto di come è andata, perché la conclusione è TEMATICAMENTE soddisfacente. Si tratta di una storia che va interpretata.

In conclusione: finendo il binge-watching mi sono detto: che cosa ho appena visto? Ma ho anche pensato: posso vederne di più? The OA ti lascia un qualcosa che non sai spiegare, come la serie stessa, e ti porta in un viaggio che non riesci totalmente a comprendere ma che ti affascina.

CONTINUA A PAGINA 4

3. Ubreakable Kimmy Schmidt

Decisamente una delle mie serie preferite Netflix.

Con un cast eccellente che va dalla protagonista Ellie Kemper, che potrebbe semplicemente recitare con la sua out-of -this- world mimica facciale, la simpaticissima Jane Krakowski (che amo dai tempi di Ally McBeal), il talentuoso Tituss Burgess che interpreta secondo me il breakout character dello show e la leggenda Carol Kane, l’ensemble è sicuramente uno dei punti di forza di UKS. Kimmy potrà anche essere la protagonista, ma sono spesso i supporting character a farci morire dalle risate.

In un mondo in cui viene portato tutto verso l’esagerazione, come in Mean Girls e 30 Rock, Kimmy Schmidt fa del suo meglio per vivere la sua nuova vita: dallo scoprire la pop culture (numerosi i riferimenti a Friends e Frasier, due comedy storiche di NBC) ad abituarsi alle nuove tecnologie. Nello show c’è tutto ciò che vediamo nel mondo di oggi: dai video virali, ai mash-up, ai fenomeni di YouTube auto-tunizzati, come la canzone dello Sloth di Ellen e la Bell.

E poi, la serie FA DAVVERO RIDERE. E no, non è un qualcosa di scontato in un panorama televisivo pieno di comedy con laugh track e con battute ormai esaurite da tempo. Io mi ritrovo a ridere con il mal di pancia, perché la serie ha un’ironia intelligente ma è anche capace di inserire situazioni che nella vita, di per sé, ti farebbero ridere.

2. Sense8

8 personaggi. 8 storie che potrebbero essere una lo spin-off delle altre. Una grande storia al centro che è quella madre. Innumerevoli cross-over. Un’orgia (non uso a caso questa parola) di emozioni e di eventi che si intrecciano, si incatenano, di personaggi che si incontrano ma non si incontrano, storie che fanno l’amore.

Il bello di Sense8 è che ogni personaggio potrebbe avere la sua serie, ogni personaggio protagonista è perfettamente caratterizzato, funziona in stand-alone e funziona con gli altri. Sono tutti dei tasselli perfetti che si uniscono alla perfezione ma che presi da soli, formano ugualmente un meraviglioso paesaggio.

Sense8 è riuscito dove TOUCH ha fallito. Non è solo intrippante (nel vero senso della parola), roba che porta il livello di INGOZZO (binge-watching) all’apice delle nostre possibilità, ma ti permette anche di affezionarti ai personaggi, di tifare per loro e di volerli insieme (ship a volontà).

E’ un telefilm diverso. E dirlo, di questi tempi, è una rarità.

Chi è appassionato di regia e fotografia avrà una serie di orgasmi multipli ad ogni singola sequenza. Lo show è ORO per gli amanti del landscape porn. Per gli amanti del bello. Per gli amanti della bellezza visiva. Onirica e non.

Tutto è curato nel minimo dettaglio, dalle sequenze (da vedere in HD, se possibile) dei panorami ai montaggi musicali, che ormai sono diventati un marchio di fabbrica. In particolare, ho capito di essere innamorato nella serie grazie ad una sequenza del pilot che ha come colonna sonora Dauðalogn dei Sigur Rós.

Un cast internazionale, personaggi diversi ma con le stesse sfaccettature di oscurità, anime perse che hanno bisogno di ritrovarsi.

Sense8 non è solo bello fuori (come molti show al giorno d’oggi), ma è soprattutto bello dentro.

E IL MIO NETFLIX ORIGINAL PREFERITO E’… (CONTINUA NELLA PROSSIMA PAGINA) – Che cliffhanger!

  1. Stranger Things

Sembra quasi impossibile vedere Stranger Things senza pensare a Stand By Me, The Goonies, E.T. e tutti quei film che hanno fatto del legame nell’infanzia il loro punto di forza. Gordie Lachance, interpretato da Weathon in Stand By Me, diceva proprio che da adulti è impossibile avere amici come quelli che si hanno a 12 anni, questo show ci dimostra proprio che non c’è niente di più vero. Il legame tra il cast di bambini, il rapporto tra Mike ed Eleven, l’amicizia come punto fermo, come motrice, come polmone della storia è uno degli elementi più riusciti di questa prima stagione.

La coralità dello show, che mi ha ricordato molto quella di Twin Peaks, è un altro punto di forza. Seguiamo diverse storyline, con diversi personaggi nella stessa cittadina, storyline che convergono nel finale e che hanno un senso se unite, non sono pezzi presi a caso e buttati lì. Questi personaggi, ognuno di loro, potrebbero avere tutti il loro spin-off: i bambini, gli adolescenti e gli adulti. Funzionano in stand-alone e funzionano insieme, questa è un grande vittoria in un panorama televisivo che tende a disprezzare la coralità e ha l’abitudine di focalizzarsi sui personaggi e sulle storie più apprezzate.

Le performance del cast sono incredibili, vorrei fare un’ode ai bambini: è difficile trovare attori bambini veramente bravi, ma chiunque si sia occupato del casting ha fatto davvero un ottimo lavoro. In particolare, Millie Bobbie Brown, che interpreta Eleven (Unidic) ha un talento straordinario nell’esternare un’emozione semplicemente con uno sguardo. Ho sentito il suo dolore e le sue gioie durante tutto il corso della serie. Winona Ryder è stata eccezionale, come sempre, penso che mi tatuerò #winoforever anche io.

Il mistero che fa da catalizzatore della storia è interessante ma è solo un incipit per esplorare la psicologia e il percorso dei personaggioun po’ come “Chi Ha Ucciso Laura Palmer?” doveva essere solo il punto di partenza di Twin Peaks. La scomparsa di Will si dimostra un espediente narrativo che ci permette di conoscere le relazioni e le dinamiche della storia.

La colonna sonora è piena di pezzi anni ’80, la stessa sigla sembra omaggiare le tinte sci-fi/horror di quel periodo.

Ho trovato l’elemento sci-fi meraviglioso, con strizzate d’occhio a Predator, Alien, ma anche Cloverfield (in versione ridotta), Fringe (per la storia del mondo capovolto, The Upside Down). Gli elementi fantascientifici sono stati estremamente interessanti e mai banali.

Lo show è genuinamente coinvolgente, difficilmente sono riuscito a guardare un episodio alla volta, credo sia il perfetto prodotto da binge-watch, è una storia che sembra un grande film compensato in otto episodi. Necessita sicuramente di un’altra stagione, non solo per alcune ramificazioni interessanti: tra cui i rapporti tra i personaggi, ma anche perché la serie termina con una sorta di cliffhanger e si sente il bisogno di esplorare di più il mondo che è stato creato.

In conclusione, uno show estremamente valido, che mi ha accompagnato in piacevoli ore di binge-watching: mi ha emozionato, ha saputo intrattenermi e mi ha incuriosito, mi ha veramente appassionato. Una lettera d’amore sci-fi/horror agli anni ’80.