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Recensione di Daniele: Station 19 1×06 Stronger Together

Station 19

La recensione del nuovo episodio di Station 19 1×06 Stronger Together

Ogni settimana col TGIT è come pranzare al contrario.

Prima l’amaro con Grey’s, poi il dessert con Station 19.

Se in passato mi avessero detto che un giorno Grey’s Anatomy avrebbe avuto uno spin off, tra l’altro neanche dello stesse genere, e che questo spin off si sarebbe riconfermato di settimana in settimana migliore della sua serie madre, avrei detto: “vai a casa, sei ubriaco.”

E invece, paradossalmente, stiamo assistendo proprio a questo.

Ogni settimana Station 19 ci ricorda perché l’universo di Grey’s Anatomy esiste da oltre un decennio e perchè questa 14° stagione del medical drama è un BIG NO.

Station 19 sa come strapparci un’emozione, sa come toccarci nel profondo, sa come lasciarci qualcosa in quei 40 minuti settimanali.

In poche parole, Station 19 parla la nostra lingua. Quella del pubblico Shondiano.

Quel pubblico che ama visceralmente i suoi personaggi e le loro storie, quel pubblico che non cerca altro che una connessione con quanto vede sullo schermo.

E Station 19 sa come rompere ogni barriera tra personaggo e spettatore.

Prima di tutto perchè, al centro di questa serie ci sono proprio i personaggi.

Sono loro il cuore della storia, sono loro ad accompagnarci per mano in questo viaggio.

Con tutte le loro imperfezioni, paure, emozioni e sfaccettature caratteriali.

Crepe nel quale è facile immedesimarsi, riconoscersi, empatizzare.

Ciò che sta determinando il successo di questa serie è proprio questo: la connessione tra pubblico e personaggi che parlano la nostra lingua.

Storie di vita vere e profonde che mantengono quel senso di realismo di fondo.

Personaggi scritti a 360° e non semplici contenitori propagandistici di slogan politici.

Station 19 è letteralmente una certezza in un Greysverse che ha perso la sua identità.

E così si torna a parlare di vita, di emozioni, di paure che ogni giorno affrontiamo.

Niente social issues a fare da conduttore. Niente propaganda. Niente falsi moralismi.

Solo le storie, le emozioni a cui siamo abituati e di cui non ne avremo mai abbastanza.

Station 19 non ha la pretesa di insegnarci niente. Si siede dall’altro lato della cattedra con noi a mostrarci le sfide che quotidianamente affrontiamo.

La paura di parlare e confessare un nostro segreto alle persone che amiamo, per lasciare che il nostro mondo non ci crolli addosso, e la sensazione bellissima e liberatoria dopo averlo fatto.

È il “caso clinico” di questa settimana che si lega alla storia di uno dei nostri protagonisti.

Com’è tipico del Greys-verse.

La confessione di Victoria alla Stazione 19 è stato un momento tremendamente reale, potente e catartico.

Un momento di paura, liberazione, accettazione, sostegno.

Conosciamo questi personaggi da soli 6 episodi eppure ci sentiamo profondamente legati a loro. Come fossero di famiglia.

Station 19

Perciò quella scena a tavola è stata così sentita: tutti abbiamo avuto un’esperienza simile, tutti siamo stati Vic o uno dei pompieri seduti ad ascoltare; la paura di Victoria era la nostra, così come quella sensazione di sbalordimento e tradimento di tutti i presenti, e allo stesso tempo temevamo per Victoria e speravamo che tutti capissero la sua posizione.

Un intreccio perfetto, uno scambio in questo squarcio di vita tra personaggi e spettatore.

E in quella complicità ritrovata, ci sentiamo anche noi parte di questa famiglia di pompieri che adesso non sappiamo più se siamo stati noi ad adottare loro o il contrario.

In ogni caso, Station 19 è la mia nuova casa.

  • Prova Leader

In questo episodio girato tra le strade di Roma, abbiamo persino avuto Virginia Raggi col caschetto, caduta e bloccata in una delle buche.

It’s Karma.

Ma abbiamo assistito anche alla prova leader del fuoco come non ne vedevamo dai tempi dell’isola con Simona Ventura alla conduzione.

Mi piace il gruppo in cui Andy e Jack sono capitati, perchè ha dato un ritratto perfetto della tipologia di ogni capitano.

Abbiamo il macho man, il maschilista, il “facciamo tutto noi, voi donne restate qui a contemplare il futuro nel fumo”;

la femminista che sarebbe anche un ottimo capitano, se solo non raccogliesse la sfida del suo collega maschilista, cadendo anche lei nell’errore della presunzione e dell’impulsività.

E poi abbiamo Jack & Andy.

Jack che dimostra ancora una volta che di tronista, ha solo il volto e con un cervello forgiato anche dai consigli di Pruitt, si qualifica come miglior attendente degli ultimi anni.

Ed Andy che è abituata a seguire il protocollo, tranne se c’è in ballo la vita di una persona… o un manichino.

Entrambi hanno mostrato le loro ottime qualità come capitano, il loro talento e la loro testardaggine: un mix esplosivo.

È una prova che ha messo in risalto le peculiarità di ognuno. Per questo non è stato un test noioso da vedere, ma che si faceva avvincente di minuto in minuto.

Chi vincerà?

Apro ufficialmente il televoto.

Fatemelo sapere nei commenti.

Vi dico la mia: tra Jack & Andy vorrei Travis come capitano.

Travis è dolcissimo, mi dà letteralmente di uno della banda di pinguini di Madagascar.

Carino e coccoloso all’apparenza, ma sotto sotto, uno che sa il fatto suo.

E in questo episodio, nel ruolo di capitano in carica, l’ha dimostrato.

Anche lui ha superato la prova e sono sicuro che suo marito sarebbe tanto fiero di lui.

E a proposito di passato… voglio un episodio pieno di flashback che ci mostri questo marito, la sua storia con Travis e persino il momento della sua morte. Sì, siamo masochisti e da Shondaland vogliamo questo.

E anche di più.

Perchè io lo pretendo prima o poi un episodio che ci mostri i Teen!Randy.

La scena della sfera magica che ha aperto uno squarcio sul loro passato, è stata davvero emozionante.

Questi due hanno un passato, questi due hanno un legame profondo, hanno una storia, delle questioni irrisolte… e io sono qui per questo.

Inoltre mi piace come stiano facendo le cose con calma, questo rincorrersi senza mai prendersi, questo sorvolare, cadere in profondità e rialzarsi con leggerezza… è un ottimo slow burn per un percorso di coppia e ormai di questi tempi, non siamo più abituati.

Take it easy, Randy.

Noi non andiamo da nessuna parte.

Con queste ottime premesse, con la qualità ritrovata, con la sceneggiatura che ha reso grande Grey’s Anatomy, con queste storie emozionanti e questi personaggi che sanno il fatto loro, siamo pronti a guardare questo show per i prossimi 10 anni.

Voto: 7+

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