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Ecco perché Buffy è una delle serie più importanti mai realizzate

Buffy

Qualche tempo fa su Twitter, una sceneggiatrice ha chiesto ai colleghi quali sono state le serie che hanno plasmato maggiormente il loro modo di scrivere,  le serie che hanno influenzato i loro percorsi come autori. La maggior parte delle risposte includeva Buffy L’Ammazzavampiri.

Buffy L’Ammazzavampiri, in originale Buffy The Vampire Slayer. Chi vorrebbe mai produrre una serie con un titolo del genere? Sembra una parodia, una comedy. Una serie da pomeriggio after-school. Buffy nasce come film, con una sceneggiatura di Joss Whedon del 1992 totalmente stravolta. Infatti, i fan della serie che vedono il film si trovano spaesati e confusi, perché è molto lontano dallo stile, dal tono e dal mondo creato dalla serie.

Lo stesso Whedon è sempre stato scontento del progetto. Hanno trasformato la sua visione in qualcosa di lontanissimo da ciò che aveva immaginato. Poi arriva il 1996. Whedon ha contribuito alla sceneggiatura di Toy Story, è un autore apprezzato ad Hollywood, per questo la sua creatura – Buffy – viene rispolverata. E se quel film che nessuno apprezzò e fu un insuccesso al botteghino… diventasse una serie tv? E se questa volta la reale visione di Whedon venisse seguita?

Così Buffy, rifiutata da ogni network, arriva a The WB. Un network appena nato, che non ha una vera hit e che ha difficoltà a trovare un pubblico. 20th Century Fox accetta di produrre lo show.

No weapons… no friends… no hope. Take all that away and what’s left?

Me.

Buffy è un mid-season repleacement, un rimpiazzo di metà stagione, uno show che va a sostituire un’altra serie che non ha avuto successo in autunno. Debutta nella primavera del 1997, diventando – di fatto – il primo vero successo di The WB. La critica ama la serie.

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E come non potrebbe? Buffy prende il cliché della bionda che muore nella opening scene dei film horror e la rende un’eroina. Una ragazza che prende decisioni difficili, un’adolescenta imperfetta, che è in grado di salvare il mondo e di combattere contro l’uomo che ama per farlo. La serie prende i problemi dell’adolescenza e li trasforma in mostri e vampiri. Costruisce una mitologia semplice ma anche ben strutturata. Buffy funziona per il mix di generi: è comedy, è horror, è drama.

E gli script sono intelligenti, divertenti, profondi, pieni di citazioni alla pop culture e neologismi. L’arma vincente di Whedon sono i dialoghi. Questo diventerà un running joke nel corso della durata della produzione della serie, i giornalisti che dicono “Il pezzo forte di Whedon sono i dialoghi”. Whedon si stancò così tanto di questo complimento che decise di realizzare “Hush” nella quarta stagione, un episodio che quasi non ha dialoghi. Un episodio per il quale fu nominato agli Emmy. Una delle rare volte in cui uno show su un network minore come The WB ottenne una nomination.

La serie cresce, la seconda e la terza stagione sono ancora più apprezzate dalla critica. Lo show aiuta The WB a definire la propria brand identity. Dopo Buffy, il network lancerà serie di successo che si focalizzano sul target teen e/o su elementi sovrannaturali: Dawson’s Creek, Felicity, Streghe, Roswell e lo spin-off di Buffy, Angel.

Buffy cresce con i personaggi. La scrittura matura e diventa inevitabilmente più profonda. Whedon continua con degli esercizi di stile. Dopo il fenomenale Hush, arriva The Body, un episodio della quinta stagione che si concentra sul lutto. Buffy perde sua madre. La morte naturale è un nemico che Buffy non può combattere. Ed è così reale, ed è così umano. Perché il punto forte della serie è proprio questo: i rapporti umani, la crescita dei personaggi, come questi eventi li hanno cambiati.

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The Body ha un’opening scene che è completamente senza score (colonna sonora strumentale). La camera segue Sarah Michelle Gellar in un singolo take. La scena è silenziosa, struggente e reale. Ti porta ad affrontare il lutto insieme a Buffy. Ad oggi è una delle rappresentazioni più realistiche del lutto in televisione. Sì, una serie che parla di una cacciatrice di vampiri ha realizzato l’episodio più significativo per il lutto nella serialità.

La quinta stagione introduce un twist apparentemente immotivato ma che poi trova tutti i perché del mondo: Dawn. All’improvviso Buffy ha una sorella, una sorella di cui non abbiamo mai sentito parlare prima. La sua introduzione si rivelerà, ancora una volta, la prova dell’incredibile capacità di Whedon di seguire una continuity e creare una forte mitologia.

Non siamo pazzi. Dawn non era mai stata citata prima, ma c’è un motivo. E lo scopriamo negli episodi. E se siamo attenti, riusciamo anche a ricordare che il suo arrivo era stato predetto. Da Faith, due stagioni prima.

In un panorama televisivo pieno di buchi narrativi, velocità innaturale delle storyline e gravi errori di continuity, Buffy è un esempio da prendere in considerazione.

Everything here is hard and bright and violent… Everything I feel, everything I touch… this is Hell. Just getting through the next moment, and the one after that, knowing what I’ve lost…

La quinta stagione è l’ultima ad andare in onda su The WB. Buffy muore e – in un certo senso – muore anche un’era della serie. La sesta stagione, che va in onda su UPN, apre un nuovo capitolo.

Nella stanza degli autori Whedon continua a sfidare se stesso: chiede a tutti gli scrittori di rivelare i propri traumi, di usarli nella serie come percorso catartico. La sesta stagione è cupa, violenta, spinta, è una caduta nel baratro.

Buffy

La sesta stagione è sicuramente una delle più divisive. UPN, a differenza di The WB, non aveva un dipartimento di regole e restrizioni, questo permise a Whedon di lasciarsi andare e di rendere Buffy quasi una serie da cable. La stessa Sarah Michelle Gellar non ha amato la sesta stagione. Buffy torna alla vita. Ma torna, citando le sue stesse parole, all’inferno. Il percorso di Buffy nella sesta stagione è una vera e propria metafora della depressione. Buffy cade nel buio, fino a toccare il fondo. Nel finale della sesta stagione sprofonda – letteralmente – in un baratro. E finalmente capisce che vuole lottare. Si arrampica e risale su alla luce del sole. La metafora non è mai stata più chiara.

La sesta stagione ci regala anche l’episodio musical più bello mai realizzato da una serie tv. Once More With Feeling è una di quelle rare occasioni in cui la volontà degli autori di sperimentare, si trasforma in qualcosa di concreto e sensato. Inoltre non è un episodio stand alone come altri episodi musical di serie tv, perché contiene delle rivelazioni vitali per il futuro della serie.

La settima stagione è il cerchio che si chiude e si chiude in modo perfetto. Buffy ha uno dei finali più soddisfacenti nella storia della televisione.

Ma perché Buffy è effettivamente una delle serie più importanti mai realizzate?

Molti commettono l’errore di fermarsi allo strato più superficiale della serie: uno show teen con tinte sovrannaturali.

Buffy non è una serie teen a tinte sovrannaturali. Buffy è ANCHE una serie teen a tinte sovrannaturali. Ma è anche un drama, una comedy, un horror.

Buffy ha ribaltato gli stereotipi rendendo la ragazza che muore per prima nei film horror un’eroina di cui i mostri hanno paura. Ci ha regalato una protagonista forte, indipendente e anche molto umana, l’anti Mary-Sue. Ha fatto dei dialoghi frizzanti e pieni di citazioni il suo punto forte, ma anche dimostrato di saper sopravvivere su forti storyline ed esercizi di stile. Ha creato una forte mitologia ed una delle continuity più ben delineate della serialità. Ha tra i migliori character development (Cordelia e Spike) nella storia delle serie tv. Ci ha regalato una delle prime relazioni LGBTQ+ in primetime su un broadcast network e ha avuto impatto su molte delle serie tv arrivate dopo.

She saved the world a lot. E anche le serie tv.

Buffy L’Ammazzavampiri arriva su Prime Video il 1 settembre.

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