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Ratched: la recensione in anteprima della nuova serie Netflix con Sarah Paulson

Ratched

L’opening scene di Ratched, la nuova creatura di Ryan Murphy, somiglia ad una sequenza di American Horror Story. Le musiche, l’atmosfera e la fotografia sono quelle. Non a caso, questo nuovo show sembra un piccolo fratellino di American Horror Story: Asylum, la stagione più riuscita della serie antologica.

Eppure, Ratched è qualcosa di diverso. È un drama psicologico. Non vuole spaventare e basta, perché sì, ci sono dei momenti in cui lo show gioca con la paura, ma vuole raccontare un personaggio complesso, allontanandosi dal concetto di “buoni” vs “cattivi”. Sarebbe troppo facile collocare Mildred nella squadra dei malvagi, e se le persone si basano sulla sua storia nel romanzo (poi diventato film cult) ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’, quello sarebbe il suo ruolo, Mildred è la villain.

La serie è una storia di origini di una delle villain più famose del cinema, colei che è diventata l’emblema dell’infermiera cattiva che manipola i pazienti e che porta avanti il suo regno di terrore. Nel film, Mildred è una villain che fa paura perché il suo è un potere che non tutti hanno: un potere psicologico, il potere di manipolare facendo leva sulle insicurezze, le debolezze e le sofferenze delle persone. Per farlo, per essere in grado di essere dei manipolatori, bisogna avere una certa conoscenza della psiche umana e anche del dolore.

Ratched Netflix

Il ruolo che fu di Louise Fletcher diventa di Sarah Paulson. Ed è lei il cuore dello show. La Paulson dona umanità ad un personaggio apparentemente disumano. Dietro la sua glaciale e perfetta apparenza, Mildred nasconde un animo tormentato e una sofferenza che hanno segnato la sua vita in modo indelebile, tanto da renderla un mostro.

Questa serie è la costruzione di una villain, ma è anche la spiegazione di una villain. La Paulson, che ha già ha dimostrato ampiamente la sua bravura, conferma ancora una volta la sua incredibile capacità nel cogliere tutte le sfumature di un personaggio, regolando una performance straordinaria, una delle migliori della sua carriera.

Il cast è arricchito da una bravissima Cynthia Nixon, che ci mancava davvero nel mondo della serialità e da un’ottima Sharon Stone, interprete di un personaggio eccentrico e particolarmente interessante. Non possiamo non sottolineare la bravura di Finn Wittrock, che già aveva dimostrato il suo talento in American Horror Story. Questo è davvero uno dei suoi lavori migliori.

Murphy racconta una storia non solo attraverso lo script, ma anche attraverso le immagini. La fotografia è stupenda. Le inquadrature, i paesaggi e anche il modo in cui sono costruite determinate scene, rappresentano un vero e proprio racconto visivo che non finisce mai di stupire.

La serie sperimenta, alcune sequenze sembrano dei mini film stand alone, e questa è una caratteristiche delle serie di Murphy. I suoi show hanno una firma d’autore. Tu vedi una sequenza di una serie di Ryan Murphy e sai che è di Ryan Murphy. Questo è un pregio che si guadagna con il tempo e trovando un proprio stile.

I colori sono importantissimi, raccontano uno stato d’animo. Ancora di più che nelle sue altre opere, Murphy ha giocato molto con la camera, cercando di rendere il modo in cui sono girate determinate scene, di vitale importanza per la storia.

A livello di tematiche, Ratched non è solo la storia di origini di una villain, ma è anche un commento su diverse tematiche care a Murphy. Si parla della mente umana, si parla della pazzia, si parla di omosessualità, classe sociale, femminismo, maschilismo, politica. Gli autori hanno ben chiaro cosa vogliano dire e, grazie al periodo in cui è ambientata la serie, riescono a fare dei discorsi importanti su ciò che è ancora oggi rilevante e su ciò per cui ancora oggi bisogna battersi.

Ratched è una serie complicata su un personaggio complesso. È uno show in cui Sarah Paulson brilla e in cui Murphy sperimenta, proponendo un racconto visivo e rilevante. È una serie che i fan di American Horror Story e di Sarah Paulson ameranno. Ed Asylum non è stato citato a caso, perché il messaggio è lo stesso: tutti i mostri sono umani.

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