Grey's Anatomy

Recensione Di Daniele – Grey’s Anatomy 14×17 One Day Like This

Recensione Di Daniele –  Grey’s Anatomy 14×17 One Day Like This

“40 minuti. 2.400 secondi. Basta questo per salvarti la vita. Per cambiarti la vita.

Un singolo episodio può farci risalire dalla più profonda disperazione.

Ed un solo episodio, può offrirci molte più possibilità di quante avremmo mai immaginato.”

È chiaro, no?

Guardo questo episodio di Grey’s Anatomy e capisco perchè ogni singolo episodio di questa stagione è stato uno sbaglio. Un diario degli errori. 

Guardo questo episodio e capisco perché ogni settimana eravamo così scontenti, incazzati, delusi.

Perché era legittimo lamentarsi.

Perché quello che stavamo guardando non era Grey’s Anatomy.

Era uno show bellissimo che gli somigliava, ma non era lui.

E poi, proprio quando sembrava impossibile, proprio quando eravamo nel pieno della disperazione e della crisi più profonda come April Kepner, arriva, la 14.17

Lei ritrova la fede, noi ritroviamo la fede.

È così poetico il modo in cui i nostri percorsi sono intrecciati e il fatto che da entrambe le parti siamo giunti alla stessa conclusione.

La fede è, principalmente, mistero.

Sapere che ci sono cose che non possiamo controllare, prevedere, che succederanno e basta.

Ed è questo che anche noi dobbiamo fare adesso.

Dobbiamo avere fede.

In questi autori, in questa Krista Vernoff che da Settembre continua a farci del male.

Dobbiamo avere fede in loro, nel loro lavoro, nella loro capacità di fare la cosa giusta.

Dobbiamo poter credere che presto le cose cambieranno, che questa 14.17 sia il nostro futuro e non solo una possibilità di futuro.

Dobbiamo avere fede nel poter credere che Grey’s Anatomy, che quest’anno ha tradito la sua vera essenza per perseguire scopi politici-sociali, torni presto a parlarci con storie potenti di vita, di morte, di amore, di rinascita, di emozioni.

Dobbiamo poter credere che questo episodio non sia l’eccezione, ma torni ad essere LA regola.

Che sia un nuovo inizio.

Perché io guardo questo episodio e capisco perché è impossibile lasciare andare questo show, perché, anche nei momenti più cupi, come quest’anno, non riesco mai a pensare: “è meglio chiudere.”

E perchè continuo, contro ogni logica, ad avere fede.

Perchè non è finita. Non è finita.

Questo viaggio non è concluso, questo viaggio ha ancora tanto da darci. Si è solo concluso un grande capitolo di storia. Ma noi siamo ancora qui, stiamo vivendo emozioni che nessuna serie alle prime stagioni, riesce a darci.

È una giostra che non smette mai di girare perchè siamo noi i primi a volere che non smetta di farlo.

Questo show è alimentato dalla nostra passione, dalla nostra fede, dalla nostra lealtà decennale.

È solo che, quest’anno, non c’è stato scambio equo.

Noi siamo rimasti, settimana dopo settimana, abbiamo sempre fatto il nostro.

Ma dall’altra parte non abbiamo ricevuto nulla. Se non batoste.

Però non abbiamo mai smesso di sperare, di credere, e io qui come April Kepner a dirvi che: “se non c’è alcun Dio che ascolta le nostre preghiere, come la spiegata questa 14.17?”

Non siamo piazzi noi. Sono gli autori ad esserlo.

C’è vita, c’è speranza, e questo episodio ne è la prova.

 

  • Just A Girl In A Bar

Meredith Grey è il motivo principale per cui questa stagione di Grey’s Anatomy non ha funzionato.

È in questo personaggio che, principalmente, risiede tutto il nostro malcontento, risentimento, delusione e amarezza di quest’anno.

Semplicemente perchè è di Meredith Grey che stiamo parlando.

Non di una pizzettara qualsiasi.

È la protagonista.

È il motore di questo show.

E se ci sono problemi al motore, allora la macchina non ha speranza. Non importa se quei freni chiamati Jolex funzionano, se la batteria dello screentime abbia un ritmo sostenuto, quest’anno.

Senza motore non vai da nessuna parte.

Potremmo fare a meno di chissà quanti personaggi in questa serie, ma non potremmo mai fare a meno di lei.

È la nostra persona, siamo cresciuti con lei, intrecciati come rami contorti, ci ha parlato, ci ha ispirato, ci ha emozionato per oltre un decennio di vita.

13 anni di Grey’s Anatomy sono anche 13 anni della nostra vita.

Perciò, togli Meredith Grey, togli il 90% di bellezza di questa serie.

Ne uccidi l’essenza. Cancelli la meraviglia.

Ed è ciò che è avvenuto in questa stagione, perchè preferisco credere che Meredith Grey non ci sia stata, piuttosto che ammettere che l’hanno snaturata per renderla funzionale a intrecci di trama che hanno entusiasmato solo questi autori in evidente stato confusionale.

In questo episodio è accaduto l’impensabile.

Personalmente, lo shock è stato più forte di qualsiasi emozione.

Pensavo di dover morire per rivedere, nel best of della mia vita, la ragazza in un bar che stavo disperatamente cercando.

Quella che questa stagione ha ucciso.

Ed è in quell’ultimo frame, di quell’ultima scena, che vive Grey’s Anatomy.

È lì che risiede il nostro cuore. Un parte di noi.

È in quella ragazza in un bar, ciò che stavamo cercando. Ciò che abbiamo sempre voluto.

È lei.

E non abbiamo bisogno di nient’altro.

Meredith Grey è tornata in scena ed è stata lei dal primo all’ultimo secondo di questo episodio.

Ed è esistita lei e nessun’altra.

Perchè quando Meredith Grey è in scena, ed è se stessa, la persona, la ragazza, la donna, il chirurgo che amiamo, allora non c’è storia. Non c’è competizione. Siamo di fronte al non plus ultra.

Ci sono voluti 17 episodi per riportarla indietro.

17 episodi nel quale Meredith non ha vissuto, nel quale Meredith non ci ha parlato, non ci ha emozionato, non ci ha trasmesso nulla.

17 episodi affinché Meredith tornasse a parlare di emozioni, di vita, di speranza, di rinascita.

E questo basta a segnare il fallimento di questa stagione e renderlo imperdonabile.

Perché si è trattato di un folle capriccio e nient’altro.

Perché Meredith Grey c’è, è viva, e non ha alcun senso tenerla nascosta.

Snaturarla è un crimine contro le leggi del mondo della serialità.

E attenzione, Meredith non è Meredith grazie ad un uomo.

No.

È perché le è stata finalmente offerta la possibilità di confrontarsi.

Perché è di questo che si tratta.

Di offrire a Meredith uno specchio emozionale, uno stimolo. Una terra grazie alla quale saggiare la potenza e il calore di quel sole.

Quella in scena era Meredith per il modo in cui, per tutto l’episodio, ha tentato di fuggire, di tirarsi fuori, ogni qual volta che sentiva l’intimità emotiva crescere in quella stanza.

È questa è una cosa che l’ha sempre contraddistinta come persona. È il suo tratto madre.

Meredith era Meredith per il modo in cui ha mascherato col sarcasmo e con la scusa del suo ruolo (“sono la tua specializzanda”, “sono amica di Owen Hunt”, “Sono il tuo medico”) ciò che stava provando.

E questo è 100% Grey.

Quella in questo episodio era Meredith per il modo in cui, fino alla fine, ha fatto resistenza ad aprirsi, a lasciarsi andare, a cedere. Perché è in questo che consiste la forza e la straordinarietà di questo personaggio: nella resa. Perché Meredith è la persona più forte e salda di questo mondo. La calma al centro dell’uragano, non a caso.

E quella di questo episodio, è tornata ad essere la nostra Meredith, perché ha continuato quel viaggio delle ultime due stagioni, che quest’anno ha accantonato.

È tornata a parlarci di futuro, di vita, di possibilità, di rinascita.

È tornata ad emozionarci, a farci sperare.

Ha ripreso quella storyline potente e straordinaria che ci ha fatto re-innamorare di questa serie e in cui tutti credevamo. Crediamo ancora.

Perché a noi non interessa una Meredith arida che in cattedra, ogni settimana, bacchetta l’America e insegna loro come vivere.

Meredith ha cambiato il mondo, il nostro almeno, perché ci ha sempre parlato col cuore. Non per slogan politici.

E in questo episodio è tornata a farlo.

Ha ripreso in mano la sua vita, è tornata a chiedersi se davvero è tutto qui, se davvero lei vuole solo questo: una carriera, dei figli, delle sorelle, o c’è di più.

È tornata a chiedersi se vuole di più.

Meredith Grey si è riaccesa in questo episodio, ha sentito qualcosa di così potente da rimettere tutto in moto. Ed è il motivo per cui non possiamo lasciar perdere.

Perché anche noi abbiamo sentito qualcosa.

Ed è innegabile.

E non sarebbe successo niente di tutto questo senza Nick Mars e il suo rene.

Meredith ha salvato la vita a Nick, ma lui l’ha salvata a noi. Perché ci ha ridato questa Meredith.

Ed è chiaro a questo punto che deve essere questo bellissimo e stravolgente ragazzo del Minnesota e nessun altro.

Perchè è per lui, per il suo rene, per il suo piano B, per le sue canoe, per la sua dedizione, per la sua personalità elettrica, che siamo qui a parlare di tutto questo.

C’è stato qualcosa di così magnetico tra questi due che basta a giustificare tutto.

E il tutto è ancora più speciale perché c’è stata chimica, c’è stata passione, c’è stata intimità, senza il bisogno di togliersi i vestiti.

Non c’è stato nessun contatto fisico, ma è stato un primo appuntamento dannatamente perfetto.

Un’intensità emotiva e un’alchimia che se solo Jackson e Maggie fossero nei paraggi e si fermerebbero a guardare, capirebbero all’istante di essere semplicemente fratello e sorella.

È Nick e deve essere Nick non perché sono io o il promo della ABC a dirlo, ma semplicemente perché è Meredith a farlo.

Ragazzi, nell’ultima scena abbiamo fatto qualcosa di straordinario.

Siamo saliti a un livello di grado Ellis Grey: spirituale, divino, trascendente.

Abbiamo connesso la ragazza in un bar di oggi con quella del passato.

Divino. Spirituale. Esperienza Mistica.

Il motivo per cui questo episodio è giù storia e resterà nei nostri cuori per sempre.

Perchè siamo di fronte a un simbolismo così potente da essere semplicemente magia.

Era la 2×05 e dopo l’iconico “pick me, choose me, love me” di Meredith a Derek, lei era al bar di Joe, ad aspettare che lui entrasse.

E il fatto che la Meredith di oggi, dopo tutto quello che ha vissuto, dopo tutto quello che ha passato, dopo infinite morti e tragedie a cui è sopravvissuta, SI VOLTI al suono della porta che si apre, è semplicemente… poesia.

Significa… tutto.

Uno dei messaggi più forti che questa serie abbia mai lanciato.

La voglia di vivere, di guarire, di ricominciare è più forte di qualsiasi cosa. Resiste al tempo, al dolore e persino alla morte.

Derek è stato, indubbiamente, la miglior possibilità di vita di Meredith.

Ma ciò che questo episodio dice, ciò che quell’ultima scena dice, ciò che Meredith con quel voice over e quel flashback ci dice, è che NON È L’UNICA POSSIBILITÀ ESISTENTE.

Quando anche il più grande degli amori finisce, noi esistiamo. Continuiamo.

C’è… di più, c’è qualcos’altro. Ci sono infinite possibilità.

Infinite possibilità che un giorno, molto presto, a quella porta, voltandosi, Meredith Grey troverà Nick Mars.

Perchè quando parliamo di amore, parliamo proprio di questo: di infinite possibilità.

 

 

  • La parentesi Riggs

Non mi sentivo così da Derek” porta qualsiasi fan che abbia seguito Grey’s Anatomy a chiedersi: “E Nathan, quindi?”

Ragazzi, Krista Vernoff ha odiato l’intera storyline di Nathan e non è un mistero.

Lei ha sempre voluto dare una sua impronta per un nuovo capitolo sentimentale di Meredith e l’ha fatto.

Questa 14×17 è da considerare a livello di messaggio, di simbolismo, di passaggio di testimone, la 12×12 “My Next Life” di Krista Vernoff.

Lei sembra volere questo. Vuole che le cose vadano così.

E l’ha fatto.

Tra Meredith e Nathan in questa stagione c’è stato solo un “grazie” sul telefono. Una “storia” sentimentale che non ha avuto alcun riscontro nella continuity di questa stagione. Meredith non ne ha mai parlato, non ha mai fatto battute sarcastiche, non ci ha proprio mai pensato.

È come se non fosse mai esistito.

È così. Bisogna accettarlo. 

Ma noi sappiamo qual è stato il ruolo chiave di Nathan: quello di mostrare a Meredith che può essere felice di nuovo.

E lei l’ha capito, perchè si è liberata di quel tumore sul muro, di quel post it, di tutto ciò che la frenava. Ha lasciato andare via tutti i sensi di colpa.

Ha preso per mano una nuova possibilità di vita ed è partita. Ma poi è finita a puttane, come sempre.

Krista Vernoff ha completamente svalutato l’intero percorso e senso di questa storia per ego personale.

E io vi dirò: sono più meschino, incoerente ed opportunista di lei.

Perchè mi va bene.

Sono disposto a tutto pur di riavere Meredith Grey.

Anche a sacrificare due anni di storyline e continuity. 

Non mi importa se è questo il prezzo da pagare per riavere la Meredith che amo.

Io lo accetto.

E anche senza tanti rimpianti.

Perchè ciò che ho visto in questo episodio va oltre lo straordinario.

Ne è bastato uno per compensare due anni Merthan di non storia.

E vi dico anche perchè: Meredith Grey ha parlato di un suo Vermont che nemmeno noi sapevamo avesse. E l’ha confidato proprio a questo Nick Mars.


E saremmo ciechi a non vedere ciò che questo significa.

In un solo episodio si è creato un legame potente, una connessione incredibile.

Ci sono. A me va bene tutto.

Come a Nick Mars.

Voglio quell’amaca, voglio quella canoa sulla testa, voglio la Sardegna.

Voglio Meredith Grey felice e piena di vita e speranza nel poter credere che in un paese come la Sardegna, tutte le persone che ama possano vivere fino a 100 anni senza morirle davanti per Alzheimer o tumore.

Ho pianto lacrime che non sapevo di avere.

Voglio tutto questo.

 

  • Owen Hunt: l’abisso dell’umanità.

Abbiamo già discusso del senso di Owen e Teddy, del modo in cui Krista Vernoff ama rovinare l’eredità lasciataci da storie e personaggi come questi.

Un altro rapporto distrutto. Un altro legame bellissimo sporcato.

Ma, in questo caso, forse, Krista Vernoff non ha tutte le colpe.

È stata Stacy McKee ad indorarci quella pillola amara chiamata Owen.

Lei, grazie ad Amelia, grazie agli Omelia, ci ha fatto vedere e apprezzare l’uomo dietro la bestia.

Ma Krista è tornata a scrivere Owen per quello che è sempre stato.

Quello che non ho mai amato e ho sempre considerato indegno e non all’altezza di Cristina.

Alla luce di questo Owen grottesco, infimo, pietoso, sono felice di questo epilogo con Teddy?

La risposta shoccante è sì.

E sapete perchè?

Perchè amo Teddy Altman. L’ho sempre amata.

E lei meritava di vedere questo Owen. Il vero Owen. Non quello che per anni ha idealizzato, quello di cui si è innamorata, quello che, segretamente, ha aspettato fino all’altra sera.

Sono felice che Teddy abbia sbattuto contro questo muro e si sia fatta male, semplicemente perchè quel dolore le sarà funzionale.

Piena di sangue e cicatrici sì, ma si riprenderà.

Starà bene. Andrà avanti.

Si libererà di una presenza così tossica nella sua vita che le ha sempre rovinato e condizionato ogni relazione amorosa.

Sono felice che Owen in questo episodio si sia mostrato senza maschera, al massimo del suo orrore e marciume.

Sono felice che abbia utilizzato la memoria di un grand uomo come Henry, per giustificare la sua grettezza.

Era ciò che serviva a Teddy per portarla a raggiungere questa consapevolezza. Per disinnamorarsi di questo male.

Teddy Altman esce da questo scontro a pezzi, ma con qualcosa che Owen non possiederà mai: dignità, coscienza, amor proprio, integrità.

Teddy Altman respirerà meglio dopo Giovedì notte.

Più libera. Più consapevole. Più leggera.

È questo il suo happy ending: essersi liberata di un macigno di questo genere. Aver sconfitto l’orco che la teneva prigioniera nella torre dei suoi sentimenti. Incatenata a false promesse, schiava di dichiarazioni stentate e affamata di briciole di affetto.

Adesso è libera di amare senza rimpianti, timori, senza chiedersi se è la cosa giusta da fare. Senza più aspettare che quel qualcuno bussi alla sua porta.

Teddy ha conquistato la sua libertà, la sua indipendenza.

Ed è qualcosa di straordinario.

Teddy è finalmente diventata il sole di se stessa.

Lo è sempre stata, noi l’abbiamo visto e l’abbiamo amata per questo.

Ma era lei a non rendersene conto. Adesso però lo sa.

Ed è in questo che consiste la straordinarietà di questo epilogo.

Si è scansata il miglior fosso della sua vita e l’ha passato ad Amelia.

Piuttosto che vedere Amelia di nuovo con Owen, preferisco la svolta bisessuale nella 15° stagione, con Amelia innamorata della sorella di Nick Mars.

Avete sentito la sua storia? Queste due diventeranno di sicuro migliori amiche. Hanno un match incredibile.

E io sono qui per questo.

 

  • April: una luce nel fandom

April continua ad essere la luce in una stagione buia.

Credo che il miglior regalo che si possa fare ad un personaggio che si ama, è regalargli la miglior storyline di sempre.

E questa lo è.

Questa storyline ci porta tutti ad un livello superiore.

Questa storyline è potente, è incredibile, è devastante da vivere.

Questa storyline consacra ufficialmente April Kepner come uno dei migliori personaggi mai creati a Shondaland.

Icona.

Abbiamo bisogno di storyline del genere, abbiamo bisogno di messaggi potenti.

Questa storyline di April in questa stagione, mette in discussione ogni cosa. È un terremoto emotivo anche per noi. E magari non ci offre tutte le risposte, magari quello che è sufficiente per April non lo è per noi, ma la fede è un’esperienza personale, intima.

Ed è giusto che sia diversa per ognuno di noi.

Ciò che è importante è che questa storyline ci fa male, ci distrugge, ci fa qualcosa.

E in una stagione così arida a livello di emozioni è tutto.

 

Conclusione:

  • FINALMENTE tagliamo fuori mezzo carozzone e per un episodio, un solo episodio, ci fermiamo e concentriamo solo su tre storyline alla volta. Questa scrematura di screentime ha permesso di approfondire, di andare oltre, di rompere quella superficialità di cui questa stagione è pregna, per arrivare al cuore di una storia, alle emozioni vere.

Più episodi del genere. Più profondità, più introspezione. Più episodi come la 14×17. Lo screentime per tutti in ogni episodio è sopravvalutato. Ed è il vero male di questa stagione.

 

  • Non so per voi, ma per me: “A meno che tu non voglia avere una canoa sulla testa con me. Perchè a me va bene tutto”, è già entrata di diritto nelle dichiarazioni più belle di questa serie.
  • Scott Speedman non è un McDreamy. Lui è IL McDreamy. Sono nati con lui. E ha salvato questa 14° stagione. Ora tutto ciò che aspetto è la notizia di lui series regular a partire dal prossimo anno. Perchè dopo quanto creato in questo episodio, è impossibile un suo non ritorno.
  • Teddy che mette fine a Owen Hunt è l’esperienza più terapeutica di sempre. Ora voglio solo Cristina che dice ad Owen che in futuro, un figlio sì, ma col pene di un altro. E il caffeuccio è servito. #OwenHuntIsOverParty
  • Nelle prossime settimane, quando Meredith tornerà ad essere quella che è stata da Settembre fino ad ora, penserò a questa 14.17, la terrò con me come il mio sole personale, e aspetterò, sul ciglio senza far rumore, LA notizia.

Voto: 9,5

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