Grey's Anatomy

Recensione di Daniele: Grey’s Anatomy 14×23 Cold As Ice

Grey's Anatomy

Comunque vada sarà un successo.

Grey’s Anatomy voleva passare alla storia come il medical drama più longevo della tv e invece sarà ricordato per l’unico show al mondo in cui un personaggio ritorna con quello che ha letteralmente mollato all’altare.

Lercio? No, Krista Vernoff.

In questo episodio raggiungiamo l’apice del progetto kristiano che è dietro questa stagione: la distruzione dei Japril?

No, l’annientamento di Grey’s Anatomy.

Nella sua forma più pura. Nella sua vera essenza.

Uno show che ha fatto la storia per i suoi plot twist legati a tragedie e incidenti potenzialmente mortali, una serie che è divenuta un cult nel suo genere, per il modo in cui ha costruito interi percorsi e relazioni romantiche e affettive, adesso fa tutto questo OFFSCREEN.

Come se, d’un tratto, non contasse più. Come se non fosse più importante.

Episodio dopo episodio, quest’anno, Grey’s Anatomy ha subito una lenta e dolorosa (per noi fan) metamorfosi: si è liberato delle sue etichette di “drama” e “prime-time soap” per assumere una nuova identità.

Perciò questo episodio non è solo un insulto ai fan Japril, ma lo è per tutti i fan di questo ex medical drama.

Apriamo l’episodio con due personaggi che stanno già giocando a carte con la morte e che nel frattempo, veniamo informati come se fosse qualcosa di tanto banale come l’ennesima coppia di tronisti in crisi, si sono anche innamorati.

Ma come? In soli 7 giorni?

No, no, questo va avanti da MESI. OFFSCREEN.

E noi dove eravamo?

Ah già, noi stavamo salvando l’America dai suoi mali con la Paladina di Giustizia, Meredith Grey.

Chissenefrega (tutto attaccato) di un personaggio principale dello show, tra l’altro, (ex) membro di una delle coppie più amate e iconiche della serie, che nel frattempo ritorna con quello che mollò all’altare per stare con l’amore della sua vita.

Non è mica importante tutto questo. Non esistiamo mica da 13 anni parlando di tutto questo. Non siamo mica arrivati al traguardo di 300 episodi e 15 stagioni basandoci su questo.

No, abbiamo tutti iniziato, amato e seguito questa serie perchè aspiranti chirurghi nel profondo. Infatti adesso potremmo toglierci l’appendice da soli tra un episodio e l’altro. E adesso invece, continuiamo a seguirla, perchè ci piace così tanto che non vediamo l’ora che sia Giovedì, vedere Meredith Grey che ogni settimana ci dà lo slogan adatto per sostenere la social issuse di turno.

Scusaci Danny Duquette, scusaci George O’Malley, scusateci Mark e Lexie, scusaci Derek Shepherd.

Ci avete regalato storie d’amore incredibili e siete morti da martiri solo perchè un giorno tutto questo fosse ritenuto non abbastanza. Non all’altezza.

Con le vostre storie di vita e di morte, avete contribuito a creare e rendere grande uno show, che oggi rinnega la sua essenza e il suo passato.

Insomma, siete morti affinché oggi avessimo così tanto pubblico sufficiente per affrontare la politica sociale del nostro tempo.

E non l’ho dimenticato. L’ho lasciato apposta per ultimo. Perchè tra tutte, questa è la morte più straziante a cui abbiamo assistito in questa serie.

Grey’s Anatomy è quello show che ci ha fatto vivere passo passo la morte in diretta di un cane.

Se tutti questi personaggi fossero vivi adesso, nell’era di Krista Vernoff, avremmo visto direttamente Izzie Stevens staccare il cuore artificiale di Danny e da spettatori stupiti quali saremmo, le avremmo chiesto: “Izzie, perchè stai mettendo a rischio la tua intera carriera?”

“Scusate! Ho dimenticato di dirvelo. Amo quest’uomo. Offscreen.”

E vedendo Mark lasciarsi morire dopo Lexie, gli avremmo chiesto: “PERCHÈ?” e lui ci avrebbe detto: “Quella donna era l’amore della mia vita”.

“Ma non l’abbiamo mai visto.”

“Ma io l’ho amata. Offscreen.”

Meredith Grey avrebbe spento le macchine che tenevano “in vita” Derek informandoci in quel momento che sì, mentre distruggeva l’eredità di sua madre e condannava un predatore sessuale, nel tempo libero, mentre salvava una vittima di violenza domestica e aiutava un’immigrata a fuggire dal paese, aveva sposato quest’uomo e avuto persino dei figli da lui. Offscreen. Ci avrebbe persino detto: “So che non si vedono mai, ma questi figli esistono davvero. Sono la signora Shepherd.”

Stiamo assistendo a tutto questo da Settembre.

Non è più importante soffermarci ad analizzare la psicologia dei personaggi, non è più importante investire tempo e storyline nella costruzione di percorsi, non ci sono più tappe, non c’è più profondità, introspezione, non c’è più niente di ciò che ha resto Grey’s Anatomy grande.

Solo vuoti e banali “colpi di scena” fini a se stessi, di una showrunner che da subito ha ammesso la sua incapacità di fare drama, perchè la sua visione di scrittura è “leggera, allegra, a tinte light.”

Tutto il percorso, tutta la sfida, tutta la realtà che è sempre stata nel mezzo, avviene OFFSCREEN, risolta in salti temporali che a momenti, con la timeline, siamo nel 2022.

Nathan Riggs confessa di essere innamorato di Meredith e di non riuscire a smettere di pensare a lei.  Quello dopo è a Los Angeles, con case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale con Megan e suo figlio.

Come ha risolto la sua crisi? Come si è riappacificato con se stesso? Non si sa.

Paul arriva, l’episodio dopo cade e muore.

Jo Wilson aveva paura di uno che non ha nemmeno l’equilibrio sufficiente a tenersi in piedi.

Owen fa sesso con Amelia, lei gli dice che Teddy è l’amore della sua vita, l’episodio dopo lui è alla porta di Teddy.

Owen vuole un bambino la sera prima, la mattina dopo c’è l’assistente sociale alla sua porta.

Jessica deve lasciare la serie, eccoti Arizona Robbins un centro a tuo nome prima del check-in. Scusaci Cristina Yang. Scusaci stagione 10 di Grey’s Anatomy.

Sarah deve abbandonare la serie, a un passo dal season finale, April è felice e fidanzata con uno che mollò all’altare 4 stagioni fa.

Siamo di fronte all’ANTI – GREY’S ANATOMY per eccellenza.

E io mi dissocio, io prendo le distanze come gli sponsor del GF stanno facendo con questa edizione, di fronte a questo stagione FAKE, MADE IN CHINA, di uno show che adesso non è nemmeno l’ombra di ciò che è stato.

  • Japril

E questa non è l’unica beffa.

Poi ci sono i Japril.

Quando senti il nome “Japril” nella tua mente esplode proprio quell’immagine di Jackson & April che lasciano la chiesa correndo a rallenty, mano nella mano, con Total Eclipse of the Heart in sottofondo.

È la copertina del loro amore, il quadro, l’immagine che racchiude appieno la loro essenza.

(Come la casa di candele per i MerDer).

Questo rincorrersi, questo essere troppo testardi e a volte persino infantili, questo crearsi ostacoli continuamente, questa differenza nel comunicare, queste loro credenze così distanti, come i loro mondi, questi muri da abbattere.

Ma la certezza del loro amore, di un amore così grande e forte da vincere tutto questo. Un sentimento imbattibile che li ha sempre portati a rincontrarsi, a prendersi un attimo prima che fosse troppo tardi, un amore che a fine giornata, li ha sempre riportati a casa.

Nel posto in cui appartengono.

(“Dove c’è Japril, c’è casa”, è stato il motto di ogni recensione della s11-12).

Un amore che, a un passo dalle nozze, nella paura di aver potuto perdere per sempre l’altro ti fa dire: “Sto per sposarmi. A meno che tu non mi dia una ragione per non farlo.”

Perchè, quando in ballo c’è la vita e la morte, allora capisci ciò che conta davvero. La persona che vorresti al tuo fianco in questa breve vita.

Un amore che fa fermare, letteralmente, il mondo un attimo prima che quello giri nella direzione opposta.

Un amore che sopravvive alla morte di un figlio e che alla complicanza di quello successivo ti fa urlare: “salva lei”.

Un amore che, nonostante le difficoltà delle vita che a volte separano, riporta entrambi nello stesso posto, insieme, dopo una tappa fondamentale nella vita dell’altro: come conoscere finalmente un genitore, in un magico posto chiamato Montana.

Perché questo è il senso dei Japril: una lotta continua contro il tempo, con quella capacità di salvarsi ed esserci un minuto prima che sia troppo tardi, che è solo alle anime gemelle.

Di chi è semplicemente destinato ad essere.

Il legame Japril è uno di quelli che sfida la distanza e il tempo.

E adesso una sotto specie di showrunner, viene qui a dirci che 6 anni di Japril sono una bugia. Qualcosa di sacrificabile. Che ci ha solo intrattenuto prima del suo arrivo.

Krista Vernoff passa sopra e fa a pezzi quella scena finale della 10×12, come quel camion ha fatto con l’auto di Derek Shepherd.

Scusate le metafore sanguinolente, ma non c’è niente di più adeguato per esprimere il senso di ciò a cui abbiamo assistito.

Krista Vernoff viene qui a dirci che, dopo l’annegamento, Meredith Grey sarebbe tornata con il veterinario Finn, con la benedizione di Derek.

Perchè è di questo che si tratta.

I Japril sono i MerDer di questi ultimi anni di Grey’s Anatomy.

Questa serie ha investito totalmente su di loro, ha dato loro spazio, centralità e storyline come ha fatto solo con Meredith & Derek in passato.

Il pubblico è Japril perchè è il loro cuore ad esserlo. Perchè ha trovato in loro uno dei motivi per continuare ad amare e seguire questa serie anche dopo tutti quegli addii.

I Japril non sono una coppia di Grey’s Anatomy, i Japril fanno parte DELLA STORIA di Grey’s Anatomy.

Nell’Olimpo delle OTP di questa serie. Nelle pagine dei libri di storia di questo show.

E quanto avvenuto in questo episodio, è solo l’ennesima prova di quanto ormai diciamo da mesi. Di quanto ormai si scriva solo per assecondare delle scelte creative pessime che seguono un filo logico a noi incomprensibile dal momento che volta le spalle ai personaggi e alla storia, e non trova affatto riscontro nella canonicità di quanto raccontato fino allo scorso anno.

Perciò Jackson rischia di perdere April per sempre e non mette in discussione, nemmeno per un secondo, le sue scelte di vita dell’ultimo anno.

E il fatto che non si sia nemmeno posto il problema, è la prova lampante che, per questi autori (usiamo il pluarle solo per non dover ripetere KV ogni 2×3), non è più importante restare fedeli ai personaggi e alla loro essenza. Adesso è una nuova Era. Di merda, ma comunque una nuova Era.

Come se April nella 9.24 avesse visto Jackson salvarsi da quell’autobus in fiamme e avesse concluso l’episodio dandogli un bacio in fronte.

Non esiste episodio What If in cui, per quanto distanti, April & Jackson non siano insieme a fine giornata. Specie dopo un evento simile.

Un evento che è quel tipo di tragedia che ha sempre fatto capire a due testardi come loro, cosa contava più di tutto e tutti.

Non esiste 9.24 che poi non sia seguita da una 10.12.

E parliamo di Matthew.

Non so perchè Krista Vernoff abbia scelto proprio lui. Istintivamente mi verrebbe da dire perchè odia i Japril tanto quanto un fan di Grey’s Anatomy odia lei. E non l’ha mai nascosto. Pensate che Giovedì notte, durante la diretta, era lì che, in piena rivoluzione del fandom, RT cose come: “Matthew & April sono meant to be.”

Come una Maria Antonietta che durante le rivolte popolari urlava dal suo castello dorato: “se non hanno più pane, che mangi brioche”.

Ma penso che, alla fine sia stato scelto Matthew e non un tizio nuovo a caso, forse perchè, secondo una logica malata, il pubblico avrebbe amato lui in quanto ha un passato con April.

Una storia che altri autori, più capaci di lei, sono stati in grado di raccontare e far persino amare a una parte di pubblico.

Lei non è interessata a costruire questo tipo di percorsi. Non ne ha proprio voglia.

1), perchè ha questioni più importanti di cui occuparsi: come la politica;

2) perchè è April Kepner, l’altra metà dei Japril, quella coppia amatissima che non ha mai digerito.

Quindi se dobbiamo distruggerla, come abbiamo fatto con il 90% delle storyline presenti e passate (Merthan, Towen, Ellis, Harper Avery..), allora dobbiamo farlo fino in fondo.

Ancora assente la logica per cui uno che dopo essere stato umiliato davanti ai presenti e mollato al suo stesso matrimonio, decide di tornare con la stessa donna che era anche uno dei medici della moglie morta solo due episodi fa.

Ah già, è la 14° stagione di Grey’s Anatomy questa.

Non deve esserci una logica a spiegare le cose. Dobbiamo leggerle secondo la politica attuale della serie.

Per cui questa è la favola del perdono cristiano, della compassion, di Ian Somerhalder, di un’uscita di scena imminente e dell’odio verso una coppia storica.

Copy that!

  • Meredith.

E parlando di logica, parliamo di Meredith Grey che è passata dall’essere iOS Mer 11.0 a una del mondo di Patty, con saltelli d’entusiasmo in sala operatoria e pianti brutti e imbarazzanti in corridoio.

Non ho mai provato una pena simile.

Vedere il mio personaggio preferito ridotto in questo modo, dilaniato e violentato in questa maniera, per tutta una stagione, è la cosa più atroce del mondo.

Ma lasciamo stare. Ormai ho perso ogni speranza.

Parliamo invece dell’ennesima cosa senza senso avvenuta in questo episodio.

Meredith che mette via la cuffietta di Derek.

Qualcuno ha capito il perché? Qualcuno ha capito qual è la motivazione che l’ha spinta a fare quel gesto? Qualcuno sa perché Meredith Grey, che quest’anno non ha vissuto NIENTE a livello emozionale, di punto in bianco, così, mette via quella cuffietta? Qual è il percorso? Qual è la storia che c’è dietro e che motiva un gesto simile? È accaduta offscreen o me la sono persa io?

Un gesto importante per la storia della protagonista, pregno di un significato immenso, che avviene così, dall’oggi al domani. Senza un percorso alle spalle. Non in questa stagione almeno.

Per un attimo, quando Meredith ha aperto quel cassetto, ho avuto paura che tirasse fuori quel post it.

E Dio solo sa se Krista avesse anche solo osato sporcare quella perfezione del percorso di Meredith nella 12ª e 13ª stagione, l’avrai taggata e insultata fino a farmi bloccare sui social.

Ma quello che ha fatto in questo episodio?

Totalmente senza senso.

Quanto sono grato per aver avuto Stacy McKee con noi.

Quanto sono grato per quel percorso di rinascita fatto di tappe, ostacoli, costruzione, character development, turning points, introspezione e profondità.

Mi ha regalato la mia storyline preferita di Meredith – DI SEMPRE. –

Il modo in cui l’ha messa in luce con una scrittura che mi ha toccato ogni corda dell’anima, distruggendo e ricostruendo il mio cuore continuamente.

Risanando una ferita che credevo fosse insuperabile: la morte di Derek.

E facendomi capire quello che dentro di me ho sempre saputo: è Meredith. È sempre stata lei.

Magia. Arte. Perfezione.

Due anni che non mi stancherò mai di riguardare. Due anni che porterò con me per sempre.

Due anni in cui Meredith è stata IL sole di Grey’s Anatomy ed anche della mia vita.

Due anni che ora sono solo un triste ricordo. Come l’intera storia di questa serie alla luce di questa 14° stagione.

  • Arizona

Krista Vernoff è quella showrunner che ci ha fatto desiderare la morte dei nostri personaggi preferiti, pur di non vederli snaturati.

E infatti la morte di April sarebbe stata l’unica soluzione. In pieno stile Grey’s Anatomy. Fedele alla sua essenza e a quella del personaggio stesso. Invece la vedremo lasciare la città con Matthew settimana prossima, con Harriet che a questo punto, dopo Sofia, chissà come verrà gestita.

Perciò, parlando di Arizona Robbins, nonostante la delusione immensa per come sia stata, nella sua ultima stagione di sempre, solo una marionetta, senza una storyline vera che l’abbia messa in luce per ciò che è, sono grato che sia uno dei pochi personaggi rimasti IC in questa stagione.

Ed è triste ma anche poetico sapere che sarà proprio la sua unica storyline migliore dopo Callie, a portarcela via.

Il ritorno di Nicole Herman è stato una nota positiva in questo episodio che ci ha ricordato la bellezza del passato e del legame di queste due donne.

Ho amato ogni loro scena. Per quanto frettolosa e superficiale (in pieno stile s14) c’era di base l’essenza della loro storia che altri autori hanno costruito per loro in passato e a cui tutti noi siamo legati.

Ci ha ricordato momenti belli, felici, pieni di drama, di dolcezza, amarezza e di vita.

Momenti pieni di realtà.

Quando Arizona va a consegnare il preavviso per le dimissioni alla Bailey, ho pianto. Un momento che mai avrei pensato di vedere.

E ho provato rabbia, quando Richard & Arizona hanno interagito, per la prima volta in questa stagione, dopo che per due anni sono stati uno dei nostri rapporti di amicizia preferiti.

E KV fa dire a Richard Webber: “Noi siamo amici, Arizona”

MA CON QUALE BARBARO CORAGGIO.

Le serata al bar dei quiz lesbo nei nostri cuori per sempre.

Conclusione:

Grey's Anatomy

  • S T R A O R D I N A R I A  performance di Jesse Williams, la migliore di sempre in questa serie. Non è un caso che sia avvenuta proprio con lei, la sua, sempre e per sempre, co-star di una vita. Non c’è niente che si avvicini anche solo lontanamente a questo livello di magia nella serie in questa stagione e, visto ormai il modo di trattare e scrivere queste storie, mai più ci sarà.

Jesse & Sarah, ci avete regalato il mondo.

  • Vedere Jackson pregare per lei, vederlo starsene semplicemente in quella cappella (non è la prima volta, l’ha fatto anche per Samuel) è qualcosa di potente per la storia di questo personaggio.
  • Potremmo ancora dire quanto questa sia stata la tragedia “più fredda” nella storia di Grey’s Anatomy. Perchè è mancato quel livello di scrittura emozionale e distruttivo, tipico di una tragedia in pieno stile greysniano. Potremmo dire di quanto sia stata falsa la reazione di Jackson post risveglio di April (i baci in fronte non li dà più manco il Papa) o di questo clima di amicizia, maturità, volemose bene tra Jackson, April, Maggie (al suo capezzale) e persino Matthew, sia forzatissimo e per nulla credibile. Potremmo dire ancora che, nonostante questi autori ci provino con tutte le forze, a inserire Maggie in ogni trama, a renderla persino l’eroina che ha salvato un personaggio così amato, noi MAI potremmo accettare di dover perdere due personaggi rappresentativi, iconici e ispiratori, se paragonati a una Maggie Pierce: una piagnona che non fa altro che prendersi cotte come una Gemma Galgani di Seattle.

Ma s’è fatta na certa, e sono mesi che siamo sempre sullo stesso punto, come un cane con l’osso. Anche basta. Siamo stanchi tutti.

– Dai, manca solo un episodio alla fine di questa estenuante stagione. Possiamo farcela.

Voto: 6,5 ( per le scene tra Arizona e la Herman e per l’interpretazione di Jesse in questo episodio); e un Non Classificato per questo episodio che non trova riscontro nella Storia di questa serie.

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