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The Falcon and The Winter Soldier: il quarto episodio cambia tutto – La recensione

The Falcon and The Winter Soldier

C’è un momento, in molte serie televisive con una forte trama orizzontale, in cui le cose cambiano drasticamente. Un turning point che di solito ha un effetto domino su tutte le storyline e su tutti i personaggi. Nel quarto episodio di The Falcon and The Winter Soldier c’è stato questo turning point. Non si può più tornare indietro. E non si può tornare indietro non solo nella serie, ma anche nell’universo nel quale la serie vive. Sì, perché la scena finale di questo episodio è una delle più dark di tutto il Marvel Cinematic Universe. Non solo per la sua potenza visiva, ma anche per il suo significato e per le ramificazioni che avrà.

La prima scena, ambientata in Wakanda, ci fa esclamare “date tutti gli award a Sebastian Stan”. La sua interpretazione ci fa sentire la sofferenza di Bucky, il suo dolore e la sua liberazione.

Il suo periodo da White Wolf l’ha aiutato ad uscire dalla prigione mentale creata dall’Hydra. Bucky è un uomo traumatizzato, e quel momento… quel pianto di gioia, è un sospiro di sollievo dopo anni di tortura. Ma le conseguenze di ciò che gli è successo lo consumano ancora. Non solo per il senso di colpa che sente per le azioni spregevoli compiute come Winter Soldier (contro la sua volontà), ma anche perché fatica a trovare qualcuno che abbia piena e completa fiducia in lui. La scena in cui Ayo gli toglie il braccio dice tutto: ha un’espressione sorpresa, ma anche delusa. Nessuno si fida pienamente di lui. Solo Steve… e Steve non è lì.

Ma bisogna fare un’importante considerazione: Sam e Bucky stanno iniziando, inconsapevolmente, a tenere molto l’uno all’altro. Lo dimostrano tutte le volte che Sam ha chiesto a Bucky “stai bene?” nello scorso episodio, e lo dimostra il fatto che Bucky non lascia mai Sam da solo. Possono chiamarla missione, ma è chiaro che sta nascendo un bellissimo rapporto di amicizia e fiducia reciproca.

Ogni episodio di The Falcon and The Winter Soldier sembra un film. E questo è un grande pregio.

Funzionano tantissimo i ritorni di Zemo e Sharon Carter. Zemo si conferma uno dei villain più complessi del Marvel Cinematic Universe, anche se chiamarlo semplicemente villain è indegno. Sharon Carter, finalmente, ha lo spazio che merita. Un personaggio forte e determinato, sicuramente è segnata dagli eventi e non è più la Sharon che abbiamo conosciuto. La serie fa ottimo uso delle abilità di Emily VanCamp, che ha imparato a combattere sul set di Revenge.

In questo episodio, Sam è la voce della ragione. E in questo è molto “erede di Steve”. Anche Steve avrebbe cercato di parlare con Karli e di farla ragionare con gentilezza e comprensione. Sì, perché Sam sposa la causa di Karli, ma non accetta le modalità con cui la porta avanti.

Steve era un eroe non per il siero, ma per il suo modo di essere. Ed è qui la più grande differenza con tutti coloro che assumono il siero. Steve aveva un qualcosa che nessun siero dà: era buono, aveva buon cuore.

Ed è qui che John Walker cade come eroe. Bisogna fare i complimenti a Wyatt Russell, perché per farci odiare un personaggi… bisogna essere dei bravi attori. Durante l’episodio abbiamo sentito tutta la frustrazione di John: nello scontro con le Dora Milaje (bellissimi i commenti di Bucky), nella difficoltà di rapportarsi con Sam e Bucky e nella difficoltà di stare al passo. Spezziamo una lancia a favore di John Walker: ci ha provato, inizialmente. Ma è ciò che hai dentro che importa. E ciò che ha dentro lo porta a compiere il gesto atroce nei momenti finali dell’episodio.

Mosso dalla vendetta, dalla rabbia e dalla furia ceca, John uccide con lo scudo di Cap. Ed uccide una persona che pochi minuti prima – nello stesso episodio – aveva detto di essere fan di Cap.

Lo scudo è macchiato di sangue. Ed è un’immagine inquietante, dark e in assoluto una delle più potenti del Marvel Cinematic Universe. Il simbolo del bene, lo scudo, l’eredità di Steve… usato per porre fine ad una vita. Lo Scudo che uccide sembra quasi un ossimoro, per ciò che ha sempre rappresentato.

Da qui non si torna indietro. Nei fumetti John Walker diventa un villain, è US Agent. Ed è chiaro che il percorso intrapreso nella serie tv diventa simile. Ma il dolore non è per John Walker che diventa villain, quello un po’ ce l’aspettavamo, il dolore è per l’eredità di Cap che viene macchiata. E a questo punto, Sam e Bucky devono rimediare.

La serie partorisce un episodio magnifico, che passa dal narrare del trauma di Bucky, a mostrarci Zemo nella sua epicità, a fare un commento socio-politico, fino a ricordarci una lezione che nel mondo dei supereroi è di vitale importanza: da grandi poteri… derivano grandi responsabilità. E da grandi poteri, derivano anche scelte difficili. E sono le scelte che fanno davvero la differenza e dimostrano le persone che siamo. Steve Rogers era unico, non perché era un super soldato, ma perché era un uomo buono.

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