Netflix

Tredici 2 – La recensione della seconda stagione in 13 polaroid

Tredici

Quando hanno annunciato una seconda stagione di 13 Reasons Why sono rimasto perplesso, per una varietà di ragioni: la storia sembrava conclusa, le cassette erano terminate, le storyline avevano raggiunto il loro culmine. La decisione di continuare è stata sicuramente controversa. Vedendo la seconda stagione ci si rende conto che una continuazione ha tutto il senso del mondo. Abbiamo visto una parte della storia, abbiamo raccolto gli elementi, abbiamo conosciuto i personaggi, abbiamo ascoltato il racconto di Hannah, ma dovevamo avere la possibilità di avere giustizia, di vedere la verità venire fuori, di ascoltare tutte le campane.

Questa seconda stagione ha senso nel momento in cui aggiunge elementi ad una storia che conoscevamo solo a metà.

Se la prima stagione ha messo al centro il crimine, la seconda mette al centro il processo. Ci permette di chiudere un capitolo, ci permette di salutare Hannah, ci permette di vedere la redenzione di alcuni personaggi e ci permette, soprattutto, di capire che non sempre le cose vanno come vorremmo, ma che è necessario combattere.

Tredici

Se nella prima stagione l’espediente narrativo principale era rappresentato dall’ascolto delle cassette di Hannah, nella seconda stagione il filo narrativo viene introdotto da una misteriosa polaroid (che poi scopriremo essere solo la prima di molte), un altro elemento retrò.

I nuovi episodi non sono basati sul romanzo, quindi gli autori hanno cercato di mantenere l’idea di passato che incontra il presente. Se nella prima stagione erano stati messi da parte i file audio, gli iPod o qualsiasi elemento digitale a favore di audiocassette, nella seconda stagione ci sono le polaroid.

Tredici

13 Reasons Why continua ad avere una struttura molto serrata, precisa, nonostante ogni episodio finisca con un cliffhanger. Ogni capitolo è schematico, character-centric, si concentra su un personaggio per raccontarne nuove verità. Ogni episodio ha la sua prova o la sua polaroid, a dimostrazione che gli autori hanno confezionato una serie precisa nell’esecuzione.

Ed ogni episodio ha una tematica che viene introdotta all’inizio e che poi ha enormi conseguenze sulla fine.

Tredici

Un elemento forte di 13 Reasons Why è che non ha paura di osare. Non ha paura di non essere buonista o melenso. La serie narra la realtà così come la viviamo. Non è uno show che si fa problemi a descrivere anche pesanti atti di bullismo.

La seconda stagione continua su questo trend, confezionando delle scene che fanno male. Si ha difficoltà a seguire alcune sequenze, proprio perché sono reali, proprio perché sai che situazioni del genere capitano, sempre.

In particolare, c’è una scena nel finale di stagione che è davvero difficile da vedere. L’intensità di tale scena è pari quasi a quella del suicidio di Hannah, perché allo stesso modo è un’ingiustizia. E ti fa arrabbiare, ti fa venire voglia di lottare, di ribellarti, anche se non sei tu quel personaggio che stanno bullizzando, che stanno violentando, che stanno massacrando psicologicamente.

 

13 Reasons Why è una serie che provoca. Una serie che suscita emozioni forti, sia positive che negative. Ogni volta che finisci una stagione ti ritrovi in un vortice di sensazioni che non sai ben spiegare. Probabilmente è questo uno degli elementi chiave del successo dello show: è provocatorio.

Quando un personaggio subisce un’ingiustizia vorresti ribellarti anche tu, quando al processo Hannah contro la scuola sai che le cose non stanno andando per il verso giusto, vorresti entrare in aula e dire la tua.

È una serie capace di farti essere uno spettatore attivo, arrabbiato, combattivo, pronto a voler fare qualcosa.

Tredici

Nella prima stagione è stato difficile trovare qualcuno per cui tifare se non Clay Jensen, il compasso morale della serie. In questa seconda stagione molti personaggi trovano una sorta di redenzione, a partire dal consulente scolastico, passando per Courtney fino ad arrivare a Justin e Zach.

Sono state persone orribili nella prima stagione e sicuramente hanno molto su cui lavorare ancora, ma c’è una speranza per loro. In questa stagione c’è più possibilità di empatizzare con loro.

Jessica, Alex, Zach, Justin e Clay diventano una squadra. È forse uno degli elementi più belli di questi nuovi episodi. I ragazzi di Tredici si sono uniti contro l’ingiustizia, contro il bullismo a scuola, contro ciò che è stato fatto ad Hannah, contro il villain principale: Bryce.

Ed è proprio qui che la serie continua ad essere coerente. Non c’è alcun tipo di redenzione per lui, è un personaggio sporco, vile, il peggior tipo di essere umano.

Hannah Baker

Hannah Baker continua ad essere il personaggio chiave della storia, la Laura Palmer di Tredici. Ed è presente più che mai nella testa di Clay.

In questa seconda stagione abbiamo conosciuto meglio Hannah, un personaggio fragile e pieno di insicurezze. Ma la ragazza continua ad avere un forte impatto proprio per la sua caratterizzazione controversa: alcune volte ti chiedi: ma perché si è comportata così? Perché ha reagito così? Perché ha deciso di fare ciò che ha fatto?

Non la capiamo sempre, ma proprio per questo risulta ancora una presenza affascinante, con una psicologia tutta da studiare.

Hannah, come è stato della serie, agli occhi di molti non è la vittima perfetta. Ma esiste davvero una vittima perfetta? No. Una vittima è una vittima e il passato di Hannah deve aiutarci solo a capirla meglio, non a giudicarla.

Tredici

La serie è più attuale che mai. Pensiamo all’intero processo dei Baker contro la scuola o al fatto che Bryce ne sia uscito quasi indenne. Non è giusto, non è una fiaba a lieto fine… ma è la vita vera.

Uno studio ha infatti dimostrato che un giudice, specialmente se bianco, tende a diminuire la pena di un uomo bianco etero. Bryce è bianco, etero, privilegiato e ricco. Negli USA è una questione molto sentita, si chiama “White Male Privilege.

Bryce è un essere umano terribile… ma è libero. È un qualcosa che fa arrabbiare, ma è reale, succede davvero.

Tredici

L’intera storyline di Tyler riprende un’altra tematica molto attuale ed importante. La Gun Violence. I soprusi che Tyler ha subito durante il corso della serie si fanno sentire a fine stagione, quando decide – ed è una cosa che è stata anticipata con varie avvisaglie – di fare una strage.

Il ragazzo viene fermato da Clay, ma l’intenzione c’era tutta.

Ancora una volta Tredici si dimostra una serie che sa provocare, che sa toccare delle note dolenti e che riesce a far riflettere.

Tredici

La stagione è stata molto importante nel dare la possibilità ai personaggi di andare avanti. Pensiamo alla lotta della mamma di Hannah, abbiamo combattuto insieme a lei nel corso di tutta la stagione. La fine del processo le ha permesso di andare avanti.

E ad andare avanti è anche Clay, che per tutta la stagione ha visto Hannah nella sua testa. Riesce finalmente a dirle addio, confessandole il suo amore. Una sorta di scena alla Lost, in cui Hannah saluta Clay… e forse anche noi. Non sappiamo se la rivedremo, ma questa stagione è stata essenziale nel riuscire a dirle addio. Doveva farlo Clay, dovevamo farlo anche noi.

Tredici

La soundtrack continua ad essere uno degli elementi più interessanti di questo show. Ogni scena ha la sua giusta colonna sonora e l’apice emotivo viene raggiunto quando parte, nel finale di stagione, “The Night We Met.” Si tratta di un momento agrodolce, i personaggi si uniscono a Clay nel ricordare Hannah e nel lasciarla andare definitivamente.

Bellissima e forte anche la “Back to You” di Selena Gomez, che fa da sfondo ad una scena tra Justin e Jessica.

Tredici

Non ero sicuro di volere una seconda stagione, ma ora sono certo di volerne una terza per varie motivazioni: il triangolo tra Alex – Jessica – Justin deve trovare la sua risoluzione. Justin che viene adottato dai Jensen offre una miriade di possibilità per un po’ di sano character development. Vorrei continuare a vedere il percorso di Tony, vorrei capire cosa prova Alex nei confronti di Zach (dai, voi non ci avete pensato?), vorrei vedere che futuro aspetta Clay.

Insomma, alla fine della prima stagione trovavo questi personaggi pessimi, ora mi ritrovo a volergli un po’ di bene e mi piacerebbe seguirli nel loro futuro.

Ora sono più forti, ora sono più uniti, ora sono pronti a dire la verità e sono persone migliori.

Inoltre non vi nego una certa speranza nel vedere una punizione esemplare per Bryce. Il sogno di vederlo dietro le sbarre non si è estinto.

In generale, mi piacerebbe vedere una terza stagione, anche senza Hannah Baker.

Tredici 2

13 Reasons Why continua ad essere una serie che provoca: ti fa sentire arrabbiato, confuso, determinato e anche triste. Non sono necessariamente tutte emozioni positive, ma sono reazioni. La serie ha una sorprendente capacità di far riflettere, di intavolare una conversazione, di discutere di temi anche molto attuali.

La seconda stagione ci permette di conoscere meglio la storia, di capire meglio Hannah Baker, di iniziare a tifare anche per gli altri personaggi che non sono Clay, ma sopra ogni altra cosa ci permette di riflettere.

Cosa ne pensate di questa stagione? Vi è piaciuta?

  • Condividi l'articolo

Comments

comments