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Black Mirror: l’esplorazione delle paure umane attraverso un futuro spaventoso, così lontano… eppure così vicino

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Le serie antologiche hanno un lato positivo: se non ci è piaciuta una stagione, possiamo tranquillamente saltarla e passarla direttamente alla successiva. Black Mirror ha addirittura un vantaggio in più: non ci troviamo di fronte a Fargo o American Horror Story, qui ogni episodio ha una sua storia, un suo setting, i suoi personaggi, sono letteralmente dei mini-film. Un concept già sperimentato ampiamente con The Twilight Zone.

Pensate che gli stessi creatori della serie la descrissero, presentandola, come un mix tra The Twilight Zone (Ai Confini della Realtà) e Tales of the Unexpected.

Black Mirror racconta le paure umane e lo fa attraverso un meccanismo narrativo, come quello di usare una realtà futura, un futuro distopico, un qualcosa che ci sembra assolutamente lontano ma che in realtà ci fa paura perché è così incredibilmente vicino.

Da Nosedive, con una meravigliosa Bryce Dallas Howard (che davvero merita un emmy), nel quale riusciamo a provare empatia, rabbia, tenerezza e anche pena per la protagonista nel giro di 50 minuti, ma riusciamo anche ad immedesimarci, perché il mondo dei likes, delle views, della popolarità è così vicino a noi, a San Junipero in cui ci si interroga sulla vita dopo la morte e come vada affrontata.

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Black Mirror è inquietudine, è così che descriverei la serie: non ti fa solo riflettere, non spaventa semplicemente, queste sono storie che ti toccano perché affrontano delle questioni che lasciamo in sospeso, a cui non pensiamo nella vita di tutti i giorni ma che prima o poi dovremo affrontare.

E alcune volte, vedendo gli episodi, vorresti averne di più per scoprire il percorso dei personaggi e allo stesso tempo sei sollevato che sia finito.

Hated in the Nation, l’episodio più lungo di Black Mirror, è una bellissima variazione sul tema, mentre Shut Up and Dance è un viaggio nella paranoia (non avete già oscurato le vostre webcam?).

Black Mirror gioca con le paure ma non è una serie horror. Gioca con le emozioni ma non è una serie drama. Ci fa anche assurdamente ridere ma non è una comedy. Black Mirror è una serie che non ha genere perché è un genere di per sé e la terza stagione ce lo conferma, con sei meravigliosi capitoli, tra i miei preferiti: Nosedive, San Junipero e Shut Up and Dance.

Le prime tre stagioni di Black Mirror sono disponibili su Netflix

 

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