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Totorecensione: Dead of Summer 1×01 Patience

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Quando ho saputo che Freeform stava lavorando ad una serie slasher, ambientata alla fine degli anni ‘8o in un campo estivo, ho avuto una sorta di orgasmo horror, considerando che sono un grande fan del genere (se mi seguite, lo sapete bene) e che sono cresciuto a pane e Venerdì 13.

I poster, il fatto che nel cast ci fosse Elizabeth Mitchell e la presenza di Kitsis e Horowitz come co-creatori hanno reso l’attesa ancora più snervante.

Facciamo una grossa premessa: questo show, fin dal pilot, è chiaramente pieno di cliché, di cose già viste, trite e ritrite e molto prevedibili. Questo lo rende meno interessante? Non ai miei occhi, non per ora, vi vado a spiegare il perché: l’horror è cliché. Scream ci ha costruito un intero franchise: smontare i cliché e giocarci sopra (parlo chiaramente dei film, anche se vi consiglio vivamente la seconda stagione della serie). Se pensiamo agli horror che vengono omaggiati in questo pilot: dal più ovvio Venerdì 13 al più sottile “A Nightmare on Elm’s Street” con le varie sequenze “oniriche,” gli incubi che fanno parte della psicologia dei personaggi, la serie sfrutta chiaramente un filone adottato in quegli horror che erano – ai tempi – anche abbastanza trash. Alcuni non volutamente.

Dead of Summer fa il suo lavoro in questo: è un horror slasher anni ’80, anche abbastanza trash. Forse anche volutamente.

Ciò che mi ha particolarmente fatto storcere il naso, e poi prometto che passiamo al positivo, è la mancata trasposizione realistica della fine degli anni ’80. La colonna sonora è “on point” ma forse è davvero l’unica cosa.

Adoro vedere personaggi gay che non sono “in the closet”, ma a quei tempi, purtroppo, era irrealistico, soprattutto avere amici etero che fossero “ok” con la questione. Non perché alla fine degli anni ’80 fossero più stronzi, semplicemente c’era più ignoranza e si era in pieno panico “AIDS” e soprattutto c’era la stupida idea che fosse una malattia principalmente indirizzata alle persone omosessuali.

Quindi sì, adoro il fatto che ci siano ben due personaggi gay (anche un transgender), ma il fatto che Blair sia così “accettato” dai suoi compagni è piuttosto irrealistico (ripeto, per i tempi).

Ci sono pochi riferimenti alla pop culture anni ’80, tra l’altro. Questo elemento poteva andare a vantaggio di serie e di script.

Come qualsiasi horror che si rispetti, abbiamo quella che sembra la final girl (Amy). Ragazza molto poraccia, con quei 10-15 traumi che la rendono già abbastanza Emma Duvall, ma meno fastidiosa. Lei è veramente un cliché vivente. La tipica protagonista del film horror anni ’80. Peccato, perché avrei voluto qualcosa in stile “Jamie Lee Curtis in Halloween: 20 anni Dopo” o Sidney Prescott di Scream, piuttosto che una delle tante final girl che hanno affronto Jason.

Ovviamente abbiamo già il nostro triangolo amoroso, che tanto triangolo non è: Amy ha le attenzioni di Alex, il belloccio del gruppo e di Garrett, il poliziotto figo.

Vi dirò, sono il solo che shippa Alex con Blair?

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Sono l’unico ad aver percepito una semi-scintilla?

Ogni personaggio ha il suo segreto, ogni personaggio nasconde qualcosa.

Partiamo da Amy e il suo segreto (non essere riuscita a salvare la sua amica), a Drew, che in realtà è una ragazza, a tanti altri piccoli misteri che vanno a comporre un quadro chiaramente voluto.

La serie sembra molto characters-centric, in questo Horrowitz e Kitsis si rifanno chiaramente allo schema adottato in LOST (episodio character centric, con flashback che poi vanno ad avvolgersi nella trama ambientata nel presente). Concentrarci sui personaggi è un bene, considerando che il compito di un horror-slasher fatto per bene è proprio farci innamorare dei personaggi per poi strapparceli via. (Inoltre questa, se andrà avanti, sarà una serie antologica, quindi conosceremo questi personaggi solo per una stagione).

Il personaggio di Elizabeth Mitchell, ovviamente, nasconde qualcosa: ma lei ormai è sempre vittima di type-casting, nel senso che interpreta sempre personaggi molto simili tra di loro. Per ora, comunque, gli unici personaggi sui quali riesco a puntare, e che penso mi daranno soddisfazioni, sono quelli di cui vi ho parlato. Gli altri sembrano macchiette che fanno numero. E in un horror comunque servono.

La serie parte con un pilot pieno di cliché ma abbastanza godibile per i fan del genere, l’elemento sovrannaturale va sempre trattato con cautela nell’horror, si rischia di inciampare più volte. E si sa, quando inciampi in un horror… è finita.

Voto: 7

 

 

 

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